Attualità

Marko Fon, vignaiolo slo. Carso, Cuore, Mani.

pubblicata il 15.12.2014

Carso vero, qui a Komen. Terra di Carso, case di Carso, gente di Carso. Venti, vencinque chilometri di landa così caratteristica e così compatta da creare molti malintesi. Prima di incontrare Marko Fon.

Entri, lui ha già il coltello in mano. Attacca il "prosciutto a noleggio", antifona sorridente anche più dell'epressione mentre affetta senza micragna. In buon italiano, picchiettato dai caratteristici inciampi slavi che conferiscono dinamica e ritmo al suo dire, spiega: questo è il prosciutto di Marko, l'altro. E' come una macchina, se lo tieni fermo si rovina. Allora io lo prendo e lo uso, e pago il consumo, così il prosciutto è sempre perfetto.

Ha ragione: è un prosciutto rustico, saporito, dal nome plavo impronunciabile, manco ci provo a trascriverlo. I gatti s'aggirano per casa, annusano. Marko arriva con un flacone di vino rosso sangue. Fitto.

Dice, odio il Terano. Ma da quando l'ho capito, forse lo amo. Versa un '6, un Terano "delle terre giuste" atteso a lungo. Sa di sangue e ferro, di tannini furiosi, di serate fumose e di grandi discussioni arrossate. Spiega, Marko: il Terano ha bisogno di terra fonda. Ci sono pochi ettari di terra fonda nel Carso, e piantare Terano dove c'è poca terra sulla roccia ha generato mostri. Terano che non sono capaci di intepretare nè l'uva nè il terreno. Questo, ecco.

E' questo il mondo di Marko Fon, il modo di raccontarlo. Parole ed esempi. Non ha paura di aprire l'ultima bottiglai di Malvazja 4 Stati, una riserva di 140 pezzi. Malvazjia Istriana nella sua veridica, profumata verità. La scorgi, quella vena aromatica, laggiù, ma è mimetizzata, integrata nel carattere asciutto e verde del sorso. Una meraviglia non priva di polpa, capace di sferzare ed accarezzare nello stesso tempo.

Racconta ancora, il vignaiuolo di Komen: di come si piuò scegliere il Cru o la cuvèe di diversi vigneti, a seconda del vitigno, del tempo, dell'umore. E parla di terra, di radici lunghe, di terra amata o violentata. Dell'uso del tempo come strumento, dell'importanza del far nulla come azione potente e decisiva.

La mano va, senza fretta, al prossimo tappo, mentre nel vassoio - oltre al prosciutto a noleggio - prende vita la terra rossa, la terra da Terano. Tocca alla Vitovska, giovane di un paio d'anni e generosa di tutto, ma anche capaci di mostrarsi nervosa e ruvida, al punto giusto.

Spiega, Marko. E ti trascina con le parole e con l'esempio: per dire, alla fine di tutto, un giro in cantina per rubare un assaggio con il ladro, la Vitovska che sta chetandosi nelle damigiane. Vetro, neutro, pulito.

Il vero problema di Marko, vignaiuolo solitario, sorriso contagiono, sguardo all'ossidrile, è che produce poco più di cinquemila flaconi. E siccome non ce nè per tutti, devi affrettarti. Per poi aspettare, almeno abbastanza

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