Attualità

Itinerari | Val Parma

pubblicata il 04.06.2013

Date le spalle alla Porta di Felino, sali verso l'Appennino e non molto dopo l'orizzonte si schianta sulla mole squadrata ma armoniosa del Castello di Torrechiara, talmente bello e ben conservato da archiviare il suo aspetto militare e riportare alla mente la sua romantica, struggente storia. Pier Maria Rossi si innamorò perdutamente di Bianca Pellegrino. Le costruì un paio di castelli, tra cui questo. Qui vissero felici e contenti, e - pare - abbiano deciso di rimanere uniti anche nel mondo dei più: due lapidi nel Castello - dice - lo testimoniano. Solo un erudito guastafeste verrebbe a ricordare che Bianca fu quasi-rapita da Milano, e visse da quasi-reclusa a Torrechiara, che Antonia Torelli - legittima ed inamata sposa di convenienza - prima fu sfiancata da dieci figli e poi fu "invitata" a ritirarsi in convento, all'alba dei suoi 30 anni, per consentire al baldanzoso Pier Maria di inseguire il suo sogno d'amore. Dai le spalle alle massicce mura, difesa o carcere, e spalanchi lo sguardo alla valle del Parma: oggi è primavera, e la ghiaia dell'alveo biancheggia come la spina dorsale di un immenso sauro verde riverso. Più su la strada si inerpica, appoggiando i primi passi sui giganti del fondovalle: i prosciuttifizi. Immensi parallelepipedi feriti da quelle curiose, uniche finestre alte e sottili. Alti e stretti: che quegli edifizi sono veri e propri arnesi, modellati dalla storia dalla sapienza e dal tempo ad ottenere una stagionatura perfetta, lenta, profonda. Aria giusta alla temperatura giusta, sempre. Un po' come succedeva alle "gelosie" dei caselli dell'altro miracolo della natura di questi luoghi, il Parmigiano Reggiano. Da queste parti è facile aver voglia di svoltare in un parcheggio e salire i tre gradini anni settanta di una tradizionale trattoria: la cucina è ancorata strettamente agli straordinari prodotti della provincia: e la provincia di Parma è forse quella che meglio ha saputo valorizzare una gastronomia a tratti inattuale come quella emiliana, con il gusto tutto ducale di una raffinatezza snob riservata al quotidiano. Muoversi pochi chilometri per trovare gli opulenti tortelli di Romeo o il morbido coniglio si Masticabrodo; la modernità misuratamente inoculata nelle ricette popolari di Antichi Sapori o la Casa ferma nel tempo di Cavazzini, dietro il Castello; le creazioni contemporanee del Castello di Varano dè Melegari o la schietta tradizione de la Porta di Felino; la formidabile cantina di Capelli a Lesignano oppure rotolare fino in città dall'estro indomito di Parizzi. Una cucina senza compromessi, una gastronomia di muscolo e di cuore: accentrata attorno ai salumi, ai salami, ai Prosciutti - questa è la zona di produzione della DOP Parma - e al Parmigiano Reggiano. Calorica, sì: ma pure la storia d'amore più bella del mondo, quella di Bianca di Torrechiara e Pier Maria, era una medaglia con due facce. Basta la moderazione, e una buona bici. Che queste strade sono perfette per allenamenti robusti ma dolci, come la schiena delle colline.

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