Attualità

Invecchiare bene con la birra

pubblicata il 06.02.2015

Chi beve birra campa cent’anni. Era il 1982, e in tutte le reti televisive italiane girava lo spot con un giovane Renzo Arbore intento a celebrare i pregi della birra. Erano altri tempi e la birra ancora non aveva conosciuto il boom degli ultimi anni, durante i quali il pubblico si è abituato a tutta la scelta di birre artigianali che oggi abbiamo a disposizione. Lo slogan scelto per la campagna di quegli anni, assieme a “Birra, e sai cosa bevi”, nel tempo ha dimostrato di possedere un fondo di verità. Un paio di anni fa si erano espressi i ricercatori dell’Istituto Centrale di Salute Mentale di Manheim in Germania. Avevano infatti riscontrato, su un campione di circa 3.000 persone al di sopra dei 65 anni, che chi consuma quantità moderate di vino e birra, ha il 30% in meno di probabilità di sviluppare la demenza senile e il 40% in meno di essere affetti dal morbo di Alzheimer. Oggi ci pensano gli studiosi cinesi della Lanzhou University a riconfermare gli effetti benefici della birra in età avanzata. Secondo uno studio pubblicato sulla rivista Journal of Agricultural and Food Chemistry infatti, una molecola presente all’interno della birra è in grado di contrastare malattie come il morbo di Parkinson o quello di Alzheimer. Si tratta dello xantumolo, un flavonoide parente dell’ormai famoso resveratrolo, che è contenuto nel luppolo e che possiede elevate proprietà antiossidanti. Sarebbero dunque le birre con la maggiore quantità di luppolo ad avere un effetto positivo e a combattere lo stress ossidativo che porta a sviluppare le patologie neuro-degenerative tipiche della terza età.

Condividi

LEGGI ANCHE