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Interessati, curiosi, attenti alla provenienza: la Gen Z ama il vino, ma vuole conoscerlo meglio

pubblicata il 18.10.2022

Lo dice una ricerca SWG presentata alla Milano Wine Week 2022, condotta per capire le abitudini dei più giovani in relazione a una delle eccellenze italiane.

Lo apprezzano e lo consumano, vogliono conoscerlo meglio, ma non sempre trovano venditori adeguatamente preparati, lo vorrebbero più accessibile (inteso come più comodo da acquistare) e raramente lo comprano online: questi, in estrema sintesi, i risultati di una ricerca sul vino fatta da SWG per conto di Carrefour Italia per capire soprattutto il rapporto dei più giovani con una delle eccellenze del nostro Paese.

Lo studio è stato condotto su un campione rappresentativo nazionale di 1000 persone (tutti maggiorenni e consumatori di vino) fra il 20 e il 27 settembre scorsi. I risultati sono stati poi divisi per fascia d’età, usando le classificazioni cui i social network ci hanno ormai abituati: Gen Z (semplificando, i ventenni di oggi), Millennials (circa 30 anni), Gen X (gli over 40) e Boomer (over 60).

I giovani e il vino: come sceglierlo e dove comprarlo

Il primo dato interessante è che, nonostante quello che si potrebbe pensare, a giovani e giovanissimi non interessano solo cocktail e superalcolici, ma pure il vino. E tanto: lo apprezza ben l’88% dei Millennials e anche il 60% della Gen Z, per cui è secondo solo alla birra. Inoltre, più dell’80% dei Millennials e dei componenti della Generazione Z lo ritiene (a ragione) un’eccellenza italiana e l’87% ha sottolineato nelle sue risposte che “racchiude storia, cultura e tradizione”.

Anche per questo, giovani e giovanissimi (il 67% dei Millennials e il 60% della Gen Z) si sono detti “interessati a consumarlo con consapevolezza” e ad acquistarlo prestando attenzione principalmente a caratteristiche organolettiche, al legame con il territorio dove viene prodotto e alla tradizione che incarna, e invece molto meno all’estetica e alla notorietà della bottiglia. Entrambe le generazioni (il 40% dei Millennials e il 44% della Gen Z) hanno però ammesso di non essere particolarmente informate e che apprezzerebbero la possibilità di parlare con una persona esperta prima di concludere l’acquisto.

Acquisto che di solito avviene nei punti vendita della grande distribuzione (nei supermercati, insomma), scelti probabilmente per la loro presenza capillare nelle città italiane e anche per gli orari di apertura, ormai sempre più prolungati: il 69% della Gen Z e il 71% dei Millennials ha dichiarato di sceglierli spesso o qualche volta quando deve comprare vino. Ci sono anche molti che cercano di rivolgersi direttamente ai produttori vinicoli, soprattutto fra i trentenni, mentre stupisce un po’ che i ragazzi della Gen Z, i nativi digitali di inizio Duemila, scelgano Internet solo nel 18% dei casi, quando si tratta di vino. 

L’iniziativa di Carrefour Italia per fare conoscere il vino

Evidentemente, la spersonalizzazione provocata dall’e-commerce non viene considerata adatta all’acquisto di questo prodotto, mentre viene percepita come determinante la presenza di qualcuno che sappia raccontare le caratteristiche dei diversi vini e consigliare la bottiglia più adatta alle esigenze di ognuno: secondo il sondaggio, è un servizio che il 73% dei ventenni cerca (e non trova) nei supermercati, dove è stata notata anche la mancanza di vini prodotti da aziende artigianali e piccoli produttori (come ha evidenziato il 51% dei più giovani) e di vini tipici a km 0 (la risposta del 50% degli intervistati della Gen Z). È un dato non sorprendente, ma decisamente in linea con l’ormai nota attenzione delle nuove generazioni per il consumo consapevole: nelle risposte, il 20% ha spiegato che preferisce confrontarsi direttamente con i venditori e ricevere consigli da loro, così da personalizzare l’esperienza di acquisto. 

Da qui, da queste considerazioni e dai risultati di questa analisi, prende le mosse l’iniziativa di Carrefour legata al vino, che ha lo scopo di diffondere la cultura del cosiddetto “bere bene” (meno, ma meglio) e anche di portare avanti quella che l’azienda ha definito “la democratizzazione del mondo del vino”, con l’intenzione di renderlo più accessibile e attraente anche agli occhi dei più giovani. In maniera simile a quanto fatto da alcuni concorrenti, Carrefour ha intenzione di sviluppare nei suoi negozi “un’offerta vinicola di grande qualità e capace di rispondere alle esigenze più diverse” e dunque di dedicare ampi spazi alle bottiglie.

Nella pratica, negli ultimi due anni è stata creata una selezione di più di 50 etichette esclusive Carrefour, studiando a quattro mani packaging e prodotto direttamente con le aziende produttrici radicate nel territorio di cui le bottiglie riportano il marchio. “Stiamo portando avanti un percorso di rinnovamento importante nell’ambito del vino, che riguarda sia un nuovo linguaggio con cui comunicare l’offerta sia un confronto reciproco e costante con i fornitori - ha dichiarito Christophe Rabatel, CEO di Carrefour Italia - i risultati della ricerca indicano che molto ancora si può fare per coinvolgere le nuove generazioni e fare cultura su questo tema importante”. Non solo: “Per noi valorizzare il made in Italy significa anche contribuire all’export di prodotti italiani”, e dunque “Carrefour ha di recente centralizzato e affidato a un team con sede in Italia la responsabilità dello sviluppo della strategia e degli acquisti di vino italiano per tutti i Paesi”.

La redazione del Cucchiaio

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