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Cosa c'entra Elon Musk con il Parmigiano Reggiano (no tranquilli non vuole comprarsi il Consorzio)

pubblicata il 22.06.2022

Il numero uno di Tesla ha chiesto ai follower la loro opinione su un cibo molto amato nel mondo. E anche molto imitato, con danni per decine di miliardi di euro per le imprese italiane

Vuole comprare Twitter ma poi forse non vuole più, ama le criptomonete, poi le odia, poi le ama di nuovo, prima vuole bombardare Marte e poi vuole portarci a vivere lassù: Elon Musk ha opinioni su più o meno tutto (anche più opinioni diverse sullo stesso tema) e non esita a comunicarle agli altri. Lo fa principalmente con i tweet: ne pubblica circa 5mila l’anno, con un crescendo impressionante negli ultimi cinque.

E se non ha un’opinione su qualcosa, la chiede ai suoi quasi 100 milioni di follower. Di recente l’ha fatto con i formaggi, domandando appunto alle persone quale fosse il loro preferito: al momento in cui scriviamo, il cinguettio ha circa 90mila commenti ed è stato ritwittato oltre 18mila volte, dunque è complicato capire quale abbia trionfato e quale sia il più amato. È però impossibile non accorgersi di quanti siano quelli che a Musk hanno risposto citando il Parmigiano Reggiano. Anzi, no: il Parmesan. C’è una differenza, ed è tutta la differenza del mondo.

 

Il problema dei falsi, un danno da 120 miliardi l’anno

Al netto degli italiani che hanno risposto usando la dicitura corretta e anche aggiungendo foto del vero Parmigiano Reggiano, è lecito sospettare che i tantissimi che hanno risposto “Parmesan Cheesenon sappiano nemmeno com’è fatto e che gusto ha, il Parmigiano Reggiano. Perché sono stati probabilmente vittime di una delle tante imitazioni in circolazione.

La colpa è di un fenomeno noto come “italian sounding” (l’Accademia della Crusca ci aveva aiutato a capirne le origini linguistiche), che riguarda quei prodotti non italiani che fingono di essere italiani, come frappuccino, mokkaccino, pamesao, regianito, spaghettello e molti altri: l’anno scorso, Coldiretti ricordò che questo problema costa al nostro Paese oltre 100 miliardi di euro l’anno, fra mancati guadagni e lavoro perso. Quest’anno, in occasione del Summer Fancy Food Festival di New York, l’associazione ha rivisto le cifre al rialzo: un danno da oltre 120 miliardi l’anno a causa di salumi, vini, pasta e condimenti taroccati.

Un aspetto interessante del fenomeno (anche un po’ fastidioso, ammettiamolo) è che, sempre secondo Coldiretti, i più copioni di tutti sono paradossalmente i Paesi più ricchi, iniziando proprio dagli Stati Uniti, dove le stime dicono che i prodotti che sono “italian sounding” valgano circa 40 miliardi di euro. Di più: sempre qui, il 99% dei formaggi venduti come italiani sarebbero in realtà imitazioni

Tornando al tweet del numero uno di Tesla, nella lunga conversazione con i follower Musk ha fatto fra l’altro notare che “la varietà di formaggi è incredibile”, e ha ragione. Soprattutto se a quelli veri aggiungi i falsi. Che è il motivo per cui, se fossimo nei panni del Consorzio del Parmigiano, gli manderemmo una forma intera in regalo: magari la assaggia e aiuta gli americani a capire com’è buono quello vero. E che se si chiama Reggiano, è difficile che si faccia in Toscana, come viene mostrato nell’omonimo film danese che da fine maggio è disponibile su Netflix.

Emanuele Capone

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