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Aranzulla e Deliveroo: lo scontro social sulla pizza a domicilio arrivata "immangiabile"

pubblicata il 14.03.2023

Il noto divulgatore informatico se la prende con l’app di consegne per un cibo prelevato “dall’altra parte della città”. Pochi giorni dopo arriva anche la risposta di Deliveroo: vi raccontiamo tutto nella nuova puntata della nostra rubrica "Post pranzo".

I social network sono un modo per rimanere in contatto con gli amici (sono nati per questo, del resto), per condividere foto o video di una gita, un viaggio, un pranzo o una cena. O anche per raccontare qualcosa che ci è successo, brutta o bella che sia. 

Più spesso brutta, perché “bad news is good news” per tutti, non solo per i giornalisti. Nel senso che tendenzialmente le storie brutte attirano più attenzione, fanno vendere più copie e anche vengono premiate dagli algoritmi dei social, ricevendo spesso maggiore visibilità ed esposizione. Figuriamoci se a raccontarle è un personaggio che gode già di suo di parecchia esposizione mediatica.

Il post di Aranzulla contro Deliveroo

Salvatore Aranzulla e la “pizza immangiabile”

È decisamente il caso di Salvatore Aranzulla, noto blogger e divulgatore informatico, che ha costruito un impero realizzando guide per più o meno tutto, da “Come configurare l’iPhone” a “Come scaricare Google”, e che ha raccontato su Facebook una disavventura avuta con Deliveroo, popolare app per la consegna di cibo a domicilio.

Succede tutto in un giorno feriale di inizio marzo: Aranzulla, che abita a Milano nel quartiere di CityLife, ha fame e quindi “faccio un ordine su Deliveroo per ordinare una pizza da un ristorante vicinissimo a casa”. E però accade un imprevisto: “L’app, per non so quale motivo, mi fa fare l'ordine da un punto vendita (si tratta di una catena, ndr) dalla parte opposta di Milano”. Che non sai se essere più sorpreso per questo o all’idea che uno come Aranzulla si sia fatto cogliere alla sprovvista da un’app. Comunque sia, il risultato è prevedibile: tempo di consegna che sarebbe stato eccessivamente lungo e “pizza immangiabile”. Talmente tanto che Aranzulla chiude il post in maniera tutt’altro che garbata: “Andatevene a quel paese!”, con tanto di punto esclamativo. 

A scatenare la furia del blogger, da quel che lui stesso ha spiegato, sarebbe il fatto che “hanno fatto pedalare per mezza Milano una persona per consegnare una pizza che è immangiabile”. E sì che Aranzulla avrebbe provato a impedirlo: “Quando me ne accorgo, provo a sentire l'assistenza - ha raccontato ai suoi quasi 800mila follower - Sono disposto a pagare per l'ordine e la consegna, ma non a riceverlo perché non ha senso fare pedalare una persona dall'altra parte di Milano”. Sembra che non si possa fare: “La risposta è che non è possibile e chiudono la chat”.

Distanza e tempi: i due dubbi

Ci sono almeno un paio di cose che non tornano, nel racconto di Aranzulla. Per cominciare, l’app di Deliveroo mostra chiaramente da dove si sta ordinando e quanto il posto sia distante dalla propria posizione: forse non chiaramente come quella di JustEat, che ci sembra migliore da questo punto di vista, ma abbastanza chiaramente per non sbagliare. Soprattutto, abbastanza chiaramente per uno come Aranzulla, per cui queste cose dovrebbero essere il pane quotidiano. 

Poi, la distanza fra la pizzeria e l’abitazione del blogger: partendo dagli screenshot che lui stesso ha condiviso su Facebook, è facile ricostruire il percorso, facendosi aiutare da Google Maps. Secondo cui si tratta di 3 chilometri di strada (dunque “non dalla parte opposta di Milano”) che in bicicletta si possono percorrere in una decina di minuti: stimando 7-8 minuti per la preparazione della pizza e qualche inevitabile imprevisto, è probabile che la consegna sia stata fatta nell’arco di 20-25 minuti dall’ordine.

In bici fra la pizzeria e casa di Aranzulla

La risposta di Deliveroo: “Ordine recapitato in meno di mezz’ora”

Sono più o meno le stesse cose che hanno contestato quelli di Deliveroo: l’azienda ci ha raccontato di avere inviato una risposta al quotidiano La Stampa, fra i primi a occuparsi della vicenda, per spiegare la sua versione dei fatti. Partendo appunto dal fatto che “nel momento in cui il cliente sceglie il ristorante dal quale ordinare, può verificare l’indirizzo del ristorante e la distanza dal luogo di consegna”. 

Poi, i tempi: “L’ordine è stato recapitato al cliente in meno di mezz’ora, un tempo perfettamente in linea con la stragrande maggioranza degli ordini effettuati su Deliveroo” e non poteva essere annullato, perché “il cibo era già stato preparato e il rider era già partito”.

I commenti delle persone

Al momento in cui scriviamo, il post di Aranzulla ha quasi 6mila reactions e oltre un migliaio di commenti, di persone che però si sono concentrate più sulla bontà e sulla correttezza delle app di delivery che sul fatto specifico: “Non ho mai usato questi servizi perché li trovo indegni di una società civile”, ha scritto qualcuno, seguito da un “sino a quando non ci saranno garanzie per i lavoratori, non farò mai un ordine” e da chi ha fatto notare ad Aranzulla che “se hai ordinato sei complice”.

Fra chi entra nel merito della questione, c’è chi fa notare che “dalla Bullona a  CityLife non è dall'altra parte di Milano” e “per noi è uno sputo che si fa a piedi”, chi ricorda che “ti occupi di nuove tecnologie, dovresti saperlo bene come funziona” e chi scherza sul fatto che “è risaputo che la pizza sia buonissima mangiarla da fredda”. E poi ci sono molti che fanno più o meno la stessa domanda, che ci è parsa azzeccata: “Eri più preoccupato per il rider o che la pizza ti arrivasse fredda e immangiabile?”. Che è un po’ quello che abbiamo pensato tutti.

Credits immagine di apertura pagina Facebook di Salvatore Aranzulla.

Emanuele Capone

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