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Sicurezza alimentare, come gli antibiotici finiscono nel carrello della spesa

pubblicata il 19.05.2015

Cosa finisce nel carrello della spesa insieme agli alimenti?

L’abuso di antibiotici sugli animali riguarda anche il consumatore, la sicurezza alimentare passa dalla filiera corta, dalla tracciabilità degli alimenti e dall’integrazione di norme e pratiche di allevamento che si esprimono nella qualità del prodotto confezionato che finisce sui banchi espositivi.

L’uso di antibiotici in terapia veterinaria per le patologie batteriche è una pratica che mira al benessere dell’animale, ma fuori dal controllo medico si rischia di incorrere in un utilizzo improprio, evidenziato nei residui di antibiotici riscontrati dai controlli sugli alimenti di origine animale come uova, carne o latte e derivati.

Consumare alimenti contaminati può costituire un rischio diretto per la salute del consumatore.

Norme europee vietano l’utilizzo di anabolizzanti e regolamentano l’impiego di farmaci veterinari in zootecnia. Le terapie specifiche devono essere prescritte dal medico veterinario e ne deve essere data comunicazione all’ente sanitario di competenza.

Nonostante le restrizioni, analisi di laboratorio riscontrano spesso nelle carni, nei derivati conservati, nel latte e nelle uova tracce di antibiotici e ormoni, sostanze somministrate come profilassi per accelerare la crescita intensiva dell’animale e per indurre lo sviluppo della massa muscolare ed aumentarne il peso.

Particolare attenzione va riservata agli alimenti importati dai paesi extraeuropei, dove le normative vigenti sulla commercializzazione degli alimenti possono risultare più permissive nell’utilizzo di chemioterapici.

Gli antibiotici sono sostanze che a tutti gli effetti entrano nel ciclo alimentare ed incrementano anche la farmaco-resistenza umana: un loro utilizzo indiscriminato negli animali e nell’uomo seleziona batteri resistenti e rende i farmaci da impiegare nelle terapie sempre meno efficaci. L’abuso incrementa la resistenza multipla, da parte dei batteri patogeni, anche agli antibiotici utilizzati in medicina umana.

Anche l’utilizzo delle farine proteiche di origine animale, potenzialmente contaminate, è stato vietano nell’alimentazione degli animali da allevamento, ma nel mercato globale le norme vigenti che regolamentano i prodotti alimentari non sono univoche.

In alcuni paesi è consentito anche il trattamento di disinfezione, con mezzi chimici e fisici, delle carni macellate, ciò comporta una presenza variabile di residui di ipocloriti, perossidi e batteriostatici nel prodotto di consumo.

La problematica riguarda anche il pescato, che può essere trattato in modo fraudolento con perossidi, monossido di carbonio, solfiti e additivi che ne mascherano lo stato di deterioramento.

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