Attualità

Perché fotografiamo il cibo prima di mangiarlo

pubblicata il 24.01.2017

Una volta c'era il racconto di una cena speciale, oggi c'è un album zeppo di foto sullo smartphone. Ogni occasione è buona per fotografare e condividere cibo: una colazione salutare, un piatto al ristorante, una nostra creazione che ci pare di tale estro e grazia che sarebbe egoista tenerla solo per noi. In molti abbiamo speso gli ultimi istanti dell'anno vecchio e i primi del nuovo non vivendo il momento, ma immortalando l'apertura dello spumante. Durante il cenone di Capodanno, racconta un'indagine di Coldiretti/Ixè, quasi un italiano su tre ha postato ad amici e conoscenti foto dei piatti consumati al ristorante o preparati a casa. Ma al di là dell'evento singolo non può sfuggire, guardandosi intorno e seguendo gli hashtag dedicati sui social, in quanti siamo a fare uno scatto della torta appena sfornata o del tavolo imbandito per una cena, sempre alla ricerca della giusta inquadratura e della giusta luce per il risultato migliore possibile. Prima lo scatto, dopo si dà il via libera al pasto, a scapito spesso della pazienza degli altri commensali. Non staremo esagerando? Lo abbiamo chiesto ad Anna Oliverio Ferraris, psicologa dello sviluppo dell'Università di Roma La Sapienza. Perché non resistiamo alla tentazione di fotografare e condividere cibo? Appartiene alla cultura di un periodo storico o è qualcosa che ci riguarda più nel profondo? Al cibo viene data grande importanza nel nostro Paese. Basti pensare al proliferare dei cuochi super star, alle trasmissioni di cucina in tv, alla ricca letteratura culinaria. Si forma un circolo vizioso: più aumentano le trasmissioni e lo spazio occupato dai cuochi e dalle ricette di cucina maggiore è l'attenzione delle persone verso il cibo. E più il cibo diventa importante nella vita delle persone più viene voglia di immortalarlo in una foto! Ma ci sono anche altri fattori che concorrono nel dare grande rilievo al cibo nel nostro Paese: la tradizione, le varietà culinarie delle diverse regioni e, non ultimo, il fatto che dedicarsi alla cucina - soprattutto in un periodo di crisi economica e politica - è da molti italiani sentito come uno spazio di libertà in cui ci si può esprimere al di fuori di regole, burocrazia, limitazioni. Intorno a una tavola imbandita ci si ritrova, si festeggia, si socializza. Si può anche competere, mostrando la propria inventiva e capacità. Dietro al bisogno di fotografare una tavola imbandita possono dunque nascondersi motivazioni diverse, alcune più evidenti, altre più profonde. Questa tentazione potrebbe nascondere o sfociare in un disturbo? A causa di delusioni o difficoltà esistenziali, c'è chi si rifugia nel cibo come spazio di piacere o di compensazione. Il rifugio nel cibo come unica forma di gratificazione, però, a scapito di altri impegni o interessi, è indicativo di una regressione: un ritorno ai piaceri orali della prima infanzia e la rinuncia ad affrontare il mondo con le sue sfide e difficoltà. In casi del genere il selfie, con la sua carica di autocompiacimento, può rafforzare questa deriva. Sul piano fisico se ci si lascia trascinare dalla gola il rischio è il sovrappeso, a volte l'obesità. Come capire se le foto di cibo che postiamo nascondono qualcosa oltre alla gioia della condivisione? La valutazione si può fare solo di volta in volta, conoscendo la persona e le sue abitudini culinarie. Per esempio, fotografare e non mangiare può nascondere motivazioni diverse. Se a farlo è una ragazza che magari ha cucinato ma non tocca nulla quando siede a tavola, il sospetto è l'anoressia, ossia il rifiuto sistematico del cibo che nel tempo può portare a gravi problemi di salute. In questo caso c'è una dissociazione tra l'aspetto estetico o formale del cibo e il suo valore nutritivo. Quali consigli per chi rischia di perdere un rapporto con il cibo reale? Tornare alla vecchia e sana abitudine di relazionarsi con il cibo senza l'intermediazione della fotografia. La cosa vale anche per la tendenza a fotografare ossessivamente persone, panorami e monumenti. Invece di preoccuparci di inviare in tempo reale le immagini di ciò che stiamo guardando o mangiando, meglio godere il momento presente in tutta la sua pienezza, senza l'ansia di fissarlo o di fermare il tempo. La nostra memoria ne sarà rafforzata.

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