Attualità

Le intolleranze figlie della lavorazione dei cibi

pubblicata il 15.12.2014

Le intolleranze alimentari stanno crescendo in maniera esponenziale in questi ultimi anni. Sono sempre di più gli allergeni che la legge impone di segnalare in etichetta nei cibi e pure nei menu dei ristoranti. Le cause di queste nuove patologie non sono ancora del tutto chiare e le teorie si sprecano, anche perché parlando di corpo umano, è davvero difficile riuscire a correlare una causa con un effetto.

Le conseguenze sulle abitudini alimentari sono però sotto gli occhi di tutti, tanto che pare sempre più di moda la tendenza ad abbracciare le diete “senza”: senza glutine, senza zuccheri, senza lattosio. Un uso che non convince il dott. Rob Lillywhite, che ha condotto una serie di ricerche assieme ad altri colleghi dell’University of Warwick, nel Regno Unito. Secondo quanto riscontrato da Lillywhite il problema ce lo siamo creato noi uomini, spostando il consumo verso cibi troppo raffinati. Non sarebbe quindi il prodotto in sé a creare problemi, ma il processo di lavorazione a cui viene sottoposto. La lavorazione del cibo, e l’aggiunta di additivi e altre sostanze, secondo Lillywhite, andrebbe a snaturare la materia prima di base, togliendo al cibo integrale le proprietà benefiche nei confronti della nostra salute.

L’eliminazione di prodotti a base di glutine dalla dieta, se non si è celiaci ovviamente, potrebbe anzi rilevarsi dannoso nel medio lungo periodo. “Se le persone eliminano le fibre - dichiara Lillywhite - non conosciamo i possibili effetti sul nostro organismo nel lungo periodo, ma sospettiamo che potrebbero essere nocivi. Una mancanza di fibre e di prodotti a base di grano integrale toglie al nostro organismo la protezione contro certi tipi di tumore, contro possibili problemi al colon e contro il diabete di tipo 2, che il grano integrale ha dimostrato di poter fornire”. Il suggerimento che arriva dall’Inghilterra è dunque di reintrodurre i cibi integrali, piuttosto che eliminarli totalmente dalla dieta.

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