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La storia del Soylent, il "beverone" alternativo al cibo

pubblicata il 22.06.2022

Dieci anni fa l'ingegnere Rob Rhinehart ha creato un "beverone" che contiene, in teoria, tutto quello di cui ha bisogno una persona per funzionare: il Soylent. Il prodotto è ancora in vendita, e ora ha anche dei concorrenti. 

2022 - I sopravvissuti è un film del 1973 con protagonista Charlton Heston. Parla di un futuro (il nostro presente) dove la sovrappopolazione ha creato una crisi ambientale e alimentare. Quando possibile, le persone si nutrono di barrette colorate chiamate Soylent. Di cosa è fatto il Soylent? Bisogna vedere il film. Qui vi diciamo solo che gli ingredienti sono cambiati rispetto al romanzo da cui è tratto (Make Room! Make Room! di Harry Harrison), dove Soylent stava per soia e lenticchie. Dal 2013, però, esiste davvero un prodotto chiamato Soylent, e il suo creatore lo ha ideato per nutrirsi senza dover per forza mangiare.

Se il cibo è “inefficiente”...

Nel 2012 Rob Rhinehart, un venticinquenne ingegnere informatico, viveva in un piccolo appartamento assieme a due colleghi. Cercavano di fare fortuna nella Silicon Valley, in California, ma in quel momento i soldi scarseggiavano. Dopo aver tagliato ogni spesa possibile, Rhinehart cominciò a riflettere sull’alimentazione: ci si poteva nutrire bene in modo più efficiente? Perché il buon cibo ha un costo, e serve tempo per prepararlo e mangiarlo. Rhinehart si convinse che quello che conta davvero sono i nutrienti che contiene. In altre parole, ci servono i carboidrati, non il pane. Lesse tutto quello poteva sulla biochimica della nutrizione e fece una lista di 35 nutrienti sufficienti a farci “funzionare”. Poi li ordinò su internet, sotto forma di integratori in polvere, pastiglie e barrette, e li usò per preparare una bevanda da assumere in sostituzione dei pasti. Infine, la testò su di sé per un mese.

Un’invenzione (poco) rivoluzionaria

Il 13 febbraio 2013 Rob Rhinehart condivise i risultati del test sul suo blog. Con appena cinquanta dollari si era nutrito per un mese, e aveva risparmiato due ore al giorno. In più, raccontò che con questa particolare dieta la sua salute era nettamente migliorata, e lo dimostravano gli esami e i chili persi. Poi rivelò al mondo la sua “filosofia”: il cibo dovrebbe servirci solo per socializzare, per svago. La maggior parte dei nostri pasti non è memorabile, ci serve solo come carburante. Perché allora non sostituire questi ultimi con qualcosa di più economico e comodo? Senza contare i vantaggi dal punto di vista ambientale (è interamente vegano) e la possibilità di eliminare il problema delle allergie. Il post, che battezzava anche il prodotto come Soylent, divenne virale. In breve, l’idea attrasse dei finanziatori, e il Soylent diventò realtà.

Non era un’idea originale: nonostante la “filosofia” si trattava solo di pasto sostitutivo, come ne esistevano altri. Ma invece di venderlo a chi voleva perdere qualche chilo, o a chi faceva sport particolari, questa volta il marketing puntava ai giovani innamorati della tecnologia e dell’efficienza, come l’inventore. Più in generale, chiunque poteva essere interessato a provarlo.

Il Soylent oggi

Sono passati dieci anni, e nel 2022 il nostro mondo, se pure molto ammaccato, non è come quello immaginato nel film. Però il Soylent di Rhinehart c’è. Nel 2021 è stato annunciato che l’azienda è andata per la prima volta in attivo, e ora vende Soylent in diversi gusti e forme (proprio come qualsiasi prodotto dietetico…). Non manca la concorrenza: a colpi di marketing Soylent deve difendersi dal britannico Huel (Human fuel, cioè carburante per umani). Il mercato dei pasti sostitutivi continua ad aumentare, e a giudicare dalla clientela pare che sempre più persone vivano vite intense e stressanti, al punto che ci sembra “ragionevole” barattare un pasto con un carburante. Qualcuno potrebbe dire che se c’è un problema non è nel cibo…

Stefano Dalla Casa

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