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L’allevamento del salmone in Norvegia: come funziona e quali garanzie offre

pubblicata il 21.12.2016

L’allevamento del salmone atlantico è iniziato, in Norvegia, nel 1969. La selezione è partita da 40 corsi d’acqua, da cui sono stati prelevati gli esemplari da avviare alla selezione. Il processo è stato talmente efficace che, già nel 1971, la produzione dello stato scandinavo era di oltre 100 tonnellate.

La Norvegia investe notevoli risorse nell’allevamento, nel controllo e nella promozione di questa e di altre specie ittiche norvegesi, tanto da aver istituito nel 1991 un ente, il Norwegian Seafood Council (NSC) con sede a Tromsø, con il compito di promuoverne la bontà e divulgarne la cultura nel mondo.

Il salmone di allevamento norvegese trascorre gran parte della sua vita nuotando nelle acque cristalline e fredde del Mar di Norvegia. Tutti gli allevamenti possiedono una particolare licenza, che è rilasciata dal Direttorato della Pesca solo a fronte della garanzia che l’impatto dell’attività, sull’ambiente, sia minimo.

Il ciclo vitale è lo stesso dei salmoni che vivono in cattività. Si comincia con la riproduzione, che avviene in acqua dolce e in allevamenti separati, partendo da esemplari particolari allevati al solo scopo di riprodursi. Per un mese, gli avanotti restano immobili nelle uova fecondate, sul fondo delle vasche, attingendo solamente al sacco vitellino per nutrirsi. Trascorso questo tempo, iniziano a muoversi alla ricerca di cibo e, finalmente, nascono dalle uova. È questo il momento in cui inizia la nutrizione, che avviene tramite mangimi a base di oli e proteine di origine vegetale. I salmoni giovani rimangono, circa un anno, in acque dolci, dopo di che sono trasportati negli allevamenti in mare, che si trovano in fiordi profondi, di cui la Norvegia è ricca. Qui, continuano a crescere in grandi gabbie di rete, dove sono liberi di muoversi, grazie alle dimensioni che vanno da una profondità di 40-50 metri a una circonferenza che parte da un minimo di 60 metri a un massimo di 160. Importante è lo spazio a disposizione: per legge, all’interno delle reti, possono esserci, al massimo, 25 chilogrammi di pesce per metro cubo d’acqua. Questo, tradotto in pratica, significa che il volume, all’interno delle reti, è occupato per solo il 2% dal pesce, mentre il rimanente 98% è acqua, cioè spazio a disposizione dei pesci per muoversi.

Nelle reti, i salmoni rimangono per 1-2 anni, fino a che raggiungono i 4-5 chilogrammi di peso, taglia ideale per la commercializzazione. Vengono, quindi, raccolti, lavorati e, successivamente, commercializzati.

Tutto il processo è tenuto sotto controllo. Ogni allevamento è ispezionato regolarmente e monitorato tramite rigorose analisi di laboratorio svolte per verificare lo stato di salute dei pesci, oltre che la loro qualità. I controlli riguardano tutto il ciclo di vita del pesce, ma anche le strutture di macellazione e i mangimi di cui si nutrono i pesci. Il tutto è supportato anche da un sofisticato sistema di tracciabilità che permette di seguire il percorso del pesce dalla nascita alla tavola, in modo di garantire al consumatore un prodotto fresco, gustoso e sicuro. 

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