Attualità

In memoria di Stefano Bonilli

pubblicata il 04.08.2014

"Ciao omonimo" era l'incipit della prima e-mail che mi scrisse, non molto tempo fa per la verità: io ultimissimo arrivato ed indegno interlocutore per uno dei sui moltissimi progetti. Punto di riferimento della gastronomia italiana, e si potrebbe dire anche eno-gastronomia visto che anche nel mondo del vino, pur non praticandolo con altrettanto clamore pose il suo imprimatur, si poteva prendere - come si prendeva - il lusso di obliterare i convenevoli. Bastava la parola, Bonilli significava già tutto.
Altri che meglio lo conobbero e frequentarono potranno tracciarne meglio i tratti distintivi. A noi qui basta ricordare la sagacia sorniona con cui commentava i fatti di questo piccolo mondo sbrillluccicante. Critico, nella consapevolezza di aver contribuito a crearlo, con quel misto di rammarico e ironia di chi ha visto cose che noi umani.
Tutti coloro che lo abitano, questo mondo, sono debitori alla sua vicenda professionale, seppur in diversa misura: pure quelli che per alterigia o contoterzismo asseriscono il contrario. Pure negli ultimi mesi, con i contributi del Papero Giallo e della Gazzetta Gastronomica: sempre a gamba tesa ma raramente con il piede a martello, per cercare ancora di trovare l'impulso di andare avanti, di andare altrove.
Non piaceva a tutti, non poteva. Non piaceva sempre, non poteva, come tutti quelli che prendono apertamente posizione: e questo avveniva spesso, con il distacco di chi era uscito dalle classifiche, non temeva e non legittimava giudizi e giudici tanto era ormai sopra le parti.
E' una voce che mancherà, una delle poche: nel bene e nel male, una voce che ha segnato il tempo e lo spazio dell'editoria enogastronomica delle ultime decinaia di anni. La redazione del Cucchiaio d'Argento, lo ricorda così, con poche parole e una fotografia dove quel sorriso appare in tutta la sua naturale comunicativa.
Ciao, omonimo.

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