Attualità

Il ricco mercato del falso

pubblicata il 23.10.2012

È stato presentato ieri a Roma il rapporto del Censis per il Ministero dello Sviluppo Economico sull'impatto della contraffazione sull'economia italiana. Importanti le cifre rilevate: il fatturato sul solo territorio italiano del mercato del falso vale 6 miliardi e 900 milioni di euro, per un controvalore sul mercato legale di 13,7 miliardi di euro, pari allo 0,35% del Pil. Sempre più raffinata la strategia dei falsari, che hanno imparato alla perfezione la lezione del marketing e tendono oggi a segmentare. Segmentano la proposta, essendo in grado di fornire prodotti di qualità diversa a persone con esigenze e aspettative diverse, tanto da arrivare anche realizzare la cosiddetta contraffazione di pregio, quasi un falso d'autore. Segmentano anche i canali di vendita, uscendo di prepotenza dalle bancarelle e approdando a nuovi sistemi di incontro con la clientela, come l'e-commerce. E, per finire, diversificano i prodotti offerti, con l'esempio eclatante dell'ascesa del settore dei cosmetici. Manco a dirlo, una buona fetta del fatturato sottratto alle casse dello stato deriva dal settore agroalimentare, terzo per importanza in valore, con un volume d'affari stimato di 1,1 miliardi di euro. Fanno peggio solo il settore dell'abbigliamento e degli accessori (quasi 2,5 miliardi) e quello dei Cd, DVD e software (1,8 miliardi). Il momento pare essere particolarmente propizio per questo tipo di commercio, che riesce a sfruttare la diminuita capacità di spesa delle famiglie, attirandole con prezzi alle volte molto al di sotto della media. Molti i prodotti soggetti a contraffazione nell'agroalimentare. Fra i più frequenti sicuramente i prodotti caseari, l'Olio Extravergine di Oliva e il vino. Le truffe possono essere le più varie, come l'aggiunta all'extravergine italiano di oli di categoria inferiore o di provenienza straniera. Problematica anche la situazione per il vino: Giuseppe Liberatore, vice presidente Federdoc, in una intervista ha stimato che per ogni bottiglia di vero vino Made in Italy sul mercato mondiale ce n'è una di falsa. All'estero paiono divertirsi molto anche con il Parmigiano Reggiano, uno dei simboli del cibo Made in Italy. Diventa Parmesan un po' ovunque, ma esiste anche il Parmesao in Brasile, il Regianito in Argentina, Reggiano e Parmesao in Sud America, il Pamesello in Belgio e il Parmezan in Romania. Sulla frutta e la verdura molto più frequentemente viene cambiata, attraverso un giro di fatture, la provenienza geografica della merce. Tanto da spingere l'Istituto Sperimentale per la Nutrizione delle Piante di Roma a mettere a punto un sistema di identificazione della provenienza basato sulla morfologia interna dell'ortaggio ottenuta tramite scansione con risonanza magnetica. Un sistema però costoso e con alcuni limiti, utile soprattuto per i prodotti di particolare pregio e tutela. Secondo il rapporto del Censis, comunque, il consumatore di merce contraffatta è consapevole e soddisfatto: appaiono inutili le strategie dissuasive. Non c'è speranza, in pratica. Immagine Consorzio del Parmigiano-Reggiano

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