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I vini che non mi sarei mai voluta perdere alla presentazione della Guida Vini de L'Espresso

pubblicata il 31.10.2012

Recentemente una femme fatale del mondo del vino ha steso ogni mia timida convinzione di errante enoica con la frase "tendo ad evitare di andare alle degustazioni in piedi". Il mio primo pensiero è stato che anch'io direi così se andassi in giro su tacco12, subito rettificato dal pensiero "beata lei che se lo può permettere". Si perchè io per poter assaggiare tutte le etichette che ho avuto nel bicchiere lo scorso 11 ottobre alla presentazione della Guida I Vini d'Italia de L'Espresso, ci avrei messo almeno qualche settimana. E invece no! Complice la diligente passerella di produttori, ordinata per nome sopra il mercato centrale di San Lorenzo a Firenze, è stato possibile assaggiare tutte - o quasi - le aziende premiate dagli attenti curatori della Guida Vini, Ernesto Gentili e Fabio Rizzari. Superfluo sottolineare come la selezione fosse disarmante nella sua completezza e qualità, e prendere consapevolezza delle difficoltà nella scelta di attribuire premi, in un panorama vinicolo quale quello italiano, in costante tensione verso l'eccellenza. Ed è qui il nodo della questione: oltre 100 vini e solo un paio d'ore a disposizione, nonostante lo stivale Geox tattico e comodo. In questi casi è meglio arrivare organizzati, e così mi ero premunita di un memo con le 10 bottiglie che non volevo assolutamente perdermi, e che ho cercato prima che l'assalto della folla ne dichiarasse inesorabilmente il "tutto esaurito". Partendo ovviamente dai bianchi, il primo assaggio è stato quello del pluripremiato Trebbiano d'Abruzzo 2007 di Valentini, un bicchiere denso ed elegiaco, tra note di salvia gesso e sale, che da solo meritava di fermarsi e sedersi per gustarne la profondità misurata. Tutt'altro registro per la freschezza travolgente delle note di gelsomino e agrumi nel Langhe Bianco DOC 2011 di Vajra, luccicante di mineralità in cristalli e di piacevole armoniosità. Segue la bollicina italiana Trento DOC che il mondo ci invidia: Riserva del Fondatore Giulio Ferrari millesimo 2002: dallo stile inconfondibile per eleganza e intensità, con cenni di fiori d'arancio e pan-brioche, e il sorso dalla verve quasi esotica tra mandarini, ananas e un finale di noci pecan. Il primo dei rossi è il Barolo Brunate - le Coste 2008 di Giuseppe Rinaldi violette secche e ciliege al cioccolato, come in un mon cherì, erbe balsamiche e scorze secche di agrumi, che fa perno su un'acidità equilibrata come spina dorsale e su trame tanniche di velluto. Altre le sfumature del Barolo Cascina Francia 2008 di Conterno, che si apre su note di rosa e radice di liquirizia, il sorso serico è quasi polveroso di sabbia calda nella sua finezza e sul fondo di tabacco, le visciole sotto spirito.  Del Barbaresco Asili 2009 di Bruno Giacosa non si può dimenticare il naso: una nuvola di talco con fragoline e bosso, tratti mentolati e il profumo del rossetto, seguiti da un sorso dalla mineralità metallica sfumata su tannini di raso. Poderoso nella speziatura l'Amarone della Valpolicella Classico 2003 di Quintarelli, che fa il suo ingresso su note di more scure e pepe nero di Sarawack, ampio e avvolgente a finire su note di rovo e cioccolato bitter. Il Chianti Classico Riserva 2006 di Castell'in Villa ha un prfumo elegante e avvincente, tra fiori secchi e tamarindo, si apre su polpa di frutti rossi maturi con la complessità soul data da speziature delicate. Il Sassicaia 2009 di Tenuta San Guido è l'essenza della raffinatezza: ribes e buccia di mela rossa con tonalità scure date dal ginepro al naso amplificate dal sorso teso ed elegantissimo delle note di cacao leggermente vanigliato, resina e orzo, con le tessiture fitte di tannini ordinati. Per finire si va sull'Etna: Outis  2008 di Ciro Biondi, dalla disarmante naturalezza espressiva, sospeso tra la freschezza e la potente personalità, che sa di terra e di buono.

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