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I concorsi enologici: più fortuna che altro

pubblicata il 04.07.2013

Che la degustazione del vino, come di qualsiasi altra pietanza, sia facilmente influenzabile lo sapevamo già. Ma che la degustazione fosse una scienza così imperfetta era difficile da prevedere. Consciamente o inconsciamente, quando approcciamo un qualsiasi cibo o bevanda siamo infatti facilmente deviati nel nostro giudizio da diversi fattori: ambientali, fisici, umorali, perfino dalla compagnia e dai più diversi fattori psicologici. Se n'è accorto anche Robert Hodgson, oceanografo in pensione, nonché piccolo viticoltore in California. I primi dubbi gli sono venuti ormai 10 anni fa, quando ha notato che i suoi vini, spediti nei vari concorsi enologici nazionali, ricevevano giudizi molto diversi passando da una commissione all'altra. Ha deciso quindi di approfondire la cosa, andando ad approcciare gli organizzatori della California State Fair Wine Competition, proponendo loro un esperimento da svolgersi tutti gli anni nella loro sessione di assaggi di giugno. L'esperimento consiste nella riproposizione, all'interno della degustazione, di alcuni vini per tre volte, senza informare i giudici e prelevando il vino dalla stessa bottiglia, per valutare l'affidabilità dei giudizi. La ricerca, iniziata nel 2005, continua ancora oggi, e ha portato a risultati che lo stesso Hodgson definisce "disturbanti": solo il 10% dei giudici risultano coerenti con i loro giudizi, ma senza alcuna continuità. Chi è coerente un anno, infatti, non lo è l'anno successivo. In poche parole i giudizi dei giudici sullo stesso vino presentato in tempi diversi nella stessa sessione di degustazione sono molto diversi. Come arrivano i premi, dunque? Con una buona dose di fortuna secondo Hodgson. Non per nulla anche in Italia Armin Kobler, ora viticoltore a Magrè, ma precedentemente Responsabile del settore enologia dell'Istituto Sperimentale di Laimburg, ha messo a punto un metodo di degustazione riservato ai concorsi che tiene conto di due variabili: l'ordine di servizio dei vini e lo stato psicofisico dei degustatori. Anche in questo caso il segreto è la ripetizione dei campioni in degustazione: liste randomizzate diverse per ogni degustatore con vini che si ripetono all'interno della stessa batteria. I voti dei giudici che dimostrano uno scostamento superiore alla media negli assaggi ripetuti vengo scartati nel giudizio finale del vino. Un approccio semplice, ma razionale, che aiuta a colmare le lacune insite nella nostra fallace natura umana.

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