Esistono davvero i cibi a calorie negative?
Si dice che alcuni cibi richiedano, solo per essere masticati e digeriti, più energia di quella fornita. Ecco quali sono... e perché è falso.
Un gambo di sedano al centro di un piatto è un’immagine che evoca subito la parola “dieta”, ma per alcuni il croccante ortaggio avrebbe anche una magica proprietà. Si tratterebbe infatti di un cibo a “calorie negative”, e non sarebbe il solo. Migliaia di siti web propongono liste di questi alimenti: carote, frutti di bosco, limone, broccoli, pomodori, cetrioli, angurie, mele, zucchine, lattuga, broccoli, cavoli condividerebbero tutti la stessa proprietà. Ma cosa vuol dire “calorie negative”?
Un mito di vecchia data
Secondo chi li promuove, un cibo a “calorie negative” ci fa consumare più energia per masticare e digerire di quanto non ce ne faccia guadagnare. Esempio di fantasia: mangiamo qualcosa da cui assimiliamo 10 calorie, ma nel processo ne bruciamo 13. Abbiamo consumato 3 calorie semplicemente decidendo di mangiare un particolare alimento. Non sappiamo quando e dove sia nata questa convinzione, di sicuro non è recente. In base ai risultati web se ne trovano tracce che partono dai primi anni 2000, ma quasi certamente è più antica dell’era di Internet. Sappiamo però che non ha perso il suo smalto, e sappiamo che non ha alcuna base scientifica.
Marketing e scienza
In superficie, l’idea non sembra del tutto campata in aria. Tutti i presunti cibi a “calorie negative” sono ricchi di acqua e fibre, e naturalmente poco calorici. Sapendo che tutto quello che fa il nostro corpo richiede energia, digestione inclusa, perché non dovrebbe funzionare? Come dice il proverbio, se qualcosa sembra troppo bella per essere vera, probabilmente non lo è. Nella letteratura scientifica i cibi a calorie negative sono considerati un’illusione, e non esiste un solo studio che provi il meccanismo proposto. Nel 2012 un gruppo di scienziati ha addirittura condotto un ingegnoso esperimento. Dopo il digiuno notturno 15 volontarie hanno mangiato 100 gr di sedano (16 calorie), poi hanno indossato una specie di casco collegato a un’apparecchiatura (calorimetro) che calcola le calorie bruciate sulla base di quanto ossigeno è inspirato e quanta anidride carbonica è espirata. Alla fine, da 16 calorie, ne avevano guadagnate 2. Poco, ma non certo negativo. Il punto è che se qualcosa è commestibile, allora il nostro corpo sa farne uso in termini di energia. Gli esperti negano che esista un miracolo metabolico per cui avvenga il contrario con certi cibi, ma nel mondo delle diete i falsi esperti abbondano.
Rischi nascosti
Solitamente i cosiddetti cibi a “calorie negative” sono frutta o verdura, sono naturalmente ipocalorici e ricchi di importanti nutrienti. Ci riempiono, aumentando il senso di sazietà, dandoci in cambio poche calorie. Ci si potrebbe allora chiedere che male ci sia nel credere a questo mito. Come ha spiegato alla rivista Discover Don Hensrud, professore in medicina preventiva e nutrizione alla Mayo Clinic, il rischio non riguarda i singoli cibi ma l’atteggiamento tipico di tutte le diete fai-da-te. Leggiamo da qualche parte di un infallibile metodo per perdere peso e siamo ansiosi di metterlo in pratica, e invece dobbiamo stare in guardia. Prima di tutto, ognuno di noi è diverso. Se abbiamo bisogno di perdere peso, e quindi limitare l’apporto di calorie, occorre farlo nel modo giusto, e qui l’ultima parola ce l’ha il professionista del campo: il dietologo o la dietologa. L’unico consiglio che non si sbaglia mai dare, parlando di alimentazione, è probabilmente quello di ispirarsi a diete bilanciate come la dieta mediterranea. Che è molto salutare, semplice da seguire, e anche buona per l’ambiente. E al suo interno di certo possiamo, perché no, inserire tutti i cibi a “calorie negative” che vogliamo.
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