Attualità

Chi mangia melograno campa cent'anni

pubblicata il 14.11.2012

Il frutto del melograno - la melagrana - è decisamente amico della dieta. 200 g di frutto forniscono solamente 70 kcal, e la parte edibile è solo il 59% del totale. Se a questo aggiungiamo la difficoltà a mangiarlo, che tutti abbiamo sperimentato, otteniamo un ottimo controllore della forma fisica di tutti gli ingordi e i golosi. Ma il melograno è anche ricco di virtù, grazie al suo prezioso contenuto in vitamine, alla ricchezza in flavonoidi e antiossidanti. Anche la scorza, ricca di tannino, veniva utilizzata in passato per i suoi poteri astringenti, oltre che per il processo di concia delle pelli. Nota è la sua azione vermifuga, antiossidante e benefica nei confronti dell'apparato cardio-circolatorio. Il nome scientifico, Punica granatum, fa subito intuire le sue origini asiatiche. Il nome italiano melograno deriva dai termini latini malum e granatum, cioè mela con semi. Il melograno è una delle piante conosciute e utilizzate da più lungo tempo: è noto all'uomo già a partire da quattromila anni prima di Cristo. Vive bene nelle regioni a clima mediterraneo. In Italia è da tempo sfuggito alla coltura e si è lentamente naturalizzato. Ne esistono diverse varietà, tra cui anche diverse cultivar da fiore selezionate nel tempo, e che spesso ritroviamo nei giardini ornamentali: a fiore doppio, a fiore bianco, nane. È anche frutto caro a diverse fedi. Nella simbologia ebraica è simbolo di giustizia, perché la tradizione vuole che ogni frutto contenga 613 semi, tanti quante le prescrizioni della Torah, ma lo ritroviamo anche nel libro dell'Esodo e nel libro dei Re. Nel Deuteronomio è addirittura compreso fra i sette prodotti agricoli della terra promessa. Ma lo si ritrova anche nella tradizione Cristiana: spesso presente negli abiti talari dei sacerdoti, è facile imbattersi nella sua rappresentazione in quadri e dipinti a tema religioso, come ad esempio la Madonna della melagrana di Botticelli. Il melograno viene citato anche nel Corano, ed è simbolo caro anche alla Massoneria. Anche le antiche culture ne avevano un'alta considerazione: nell'antico Egitto era considerata pianta medicinale, oltre che essere utilizzata nelle cerimonie funebri. Prova ne è il ritrovamento nella tomba di Ramses IV. Nella civiltà greca era pianta sacra a Cerere, Demetra, Giunone, Persefone e Dioniso. Il frutto è una grossa bacca, nota anche con il nome di balausta, divisa internamente in logge che contengono i semi, carnosi e succosi, di forma prismatica. In cucina si possono usare tal quali come frutta oppure usarne il succo in diverse ricette. Difficile se non impossibile ottenerlo in casa, lo si può reperire in commercio, anche se il costo, vista la difficoltà di produzione è piuttosto elevato. Viene usato per produrre gelatine, marmellate e la granatina, uno sciroppo utilizzato per cocktail o bevande dissetanti. Si abbina molto bene con la carne, tanto che uno dei piatti celebri della mia provincia vicentina, ma diffuso anche in altre zone del Veneto, è la Paeta al malgaragno, ovvero la tacchinella al melograno. In questo caso il succo di melograno viene utilizzato sia in cottura che per creare la salsa di accompagnamento a base di frattaglie della tacchinella stessa. Un piatto d'altri tempi, ma sempre attuale. Immaigne da Flickr

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