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Carne frollata: cos’è, come si cucina, quanto costa e quale taglio scegliere

pubblicata il 23.03.2023

È cara e complicata da produrre, ma anche più tenera, saporita e di migliore qualità: ci siamo fatti aiutare da un esperto per spiegare uno dei trend degli ultimi anni.

In Italia la frollatura della carne è una tendenza alimentare da poco più di 5 anni, iniziata in qualche modo a Milano e poi estesa al resto del Paese, anche se non ugualmente dappertutto. E anche se ha un nome che non è che sia proprio accogliente.

Questa è una cosa su cui ci siamo trovati d’accordo con Roberto Fierro, titolare dell’omonima macelleria del capoluogo lombardo, cui ci siamo rivolti per sapere tutto sulla carne frollata. Anche se, appunto, “questo aggettivo non mi piace molto, perché un tempo la carne frolla era la carne vecchia, da buttare e non più buona - ci ha ricordato - Personalmente preferisco definirla carne maturata o stagionata, prendendo in prestito un termine dal mondo dei salumi”.

Frollata o maturata, le tecniche per fare la carne sono due

Roberto Fierro è stato fra i primi a portare in Italia la carne maturata, ha addirittura inventato un suo metodo per conservarla al meglio, fatto di sigillatura e legatura a mano, e ci ha spiegato che la carne si può definire così se passa abbastanza tempo fra la macellazione e il consumo. Quanto tempo? “Dipende dal tipo di animale, ma generalmente fra i 40 e i 60 giorni”.

La carne frollata si può fare in due modi: a secco oppure con la tecnica umida, che in inglese sono indicate rispettivamente dalla dicitura dry-aged oppure wet-aged (dry e wet significano secco e umido e il verbo age vuol dire invecchiare). La prima tecnica è quella che in Italia funziona di più ed è quello che Fierro ha iniziato a fare nel 2017: “Servono frigoriferi specifici e dedicati a questo, che tengono sotto controllo temperatura, umidità e qualità dell’aria - ci ha raccontato - Alcuni sono anche dotati di filtri, dentro c’è ossigeno puro e niente batteri, perché meno batteri ci sono e più la carne dura”. Per curiosità gli abbiamo chiesto quanto costa un frigo del genere: “Con una capacità di 300 kg, si spendono almeno 9mila euro, ma quelli buoni stanno intorno ai 14-15mila”.

Insomma, anche per questioni economiche, la carne dry-aged non è una cosa che si può fare a casa. La carne wet-aged, invece, si può eccome: “È il classico sottovuoto, permette alla carne di durare anche 60 giorni e di perdere i liquidi, anche se è meno efficace del metodo dry-aged”. E però, è utile sia per conservare sia per cucinare (con un roner, che abbiamo spiegato qui).

Il prezzo: la carne frollata costa tanto, ma c’è un motivo

Uno dei vantaggi della frollatura è che permette di “consumare carni prima impensabili” e invece adesso molto ricercate, come la vacca vecchia che arriva dalla Spagna (dove la chiamano con un forse più suggestivo vaca vieja), dalla Finlandia, dalle Alpi: “Dopo avere fatto tanti vitelli, un tempo questi animali non sarebbero stati ritenuti adatti al consumo, invece adesso si possono fare maturare, conservare e mangiare. E sono ricchi di grassi buoni”.

E anche sono parecchio cari, come Fierro ci ha detto chiaramente e senza tanti giri di parole: “A parità di taglio, possono arrivare a costare sino al 40-50% in più e minimo il 20-30% in più”. In quel “minimo” c’è un consiglio implicito: se si trova la carne frollata a un prezzo sospettosamente basso, meglio prestare attenzione. Perché? Perché il procedimento per arrivare a questo tipo di carne ha un costo, ed è strano che non si rifletta sul prezzo finale: “Il problema principale è quello del cosiddetto calo peso, perché durante la frollatura la carne perde liquidi e diventa più leggera”. E quindi, semplificando, ce n’è in qualche modo meno da vendere, cosa che la fa costare di più. E poi “ci sono ovviamente anche investimenti da migliaia di euro da fare rientrare”.

La prima volta: quale taglio scegliere

La carne frollata è complicata da produrre ed è costosa da comprare, ma anche è di qualità migliore: “È più digeribile, meno fibrosa, più saporita - ci ha detto ancora il nostro esperto - Perché la carne migliora col tempo, in qualche modo si rilassa dopo la macellazione e diventa più tenera”.

È più buona, insomma. C’è però un però: ha un gusto diverso da quello cui magari si è abituati, più intenso e deciso. Per questo, secondo Fierro, “la prima volta che la si prova meglio puntare su una frollatura leggera e non su quelle da 60 giorni, perché più frolla e più il sapore diventa forte”.

Va bene, ma quale taglio di carne frollata è meglio scegliere? “Tendenzialmente, pezzi di dimensioni anche importanti, come costata, lombata oppure roast-beef, di solito quelli che provengono dalla parte superiore del bovino”.

A casa: come cucinare la carne frollata senza rovinarla

Una volta scelto il taglio che si preferisce, l’importante è prepararla per bene e non guastarla. Qui le raccomandazioni di Roberto Fierro sono tutto sommato semplici: “Nel caso di una costata, che di solito è tagliata alta, l’ideale è lasciarla cruda dentro e mangiarla al sangue”. Sì, ma come? “È sufficiente usare il forno per portarla a temperatura, intorno ai 50-52 gradi, poi si fa la scottatura sulla piastra”. Si provoca quella che si chiama Reazione di Maillard, così “forma la crosticina, è al sangue ma non è fredda dentro”.

L’ultimo consiglio riguarda l’aspetto della carne frollata, perché si sa che anche l’occhio vuole la sua parte ma a volte può ingannare: “Non ci si deve fare spaventare da come è fuori, perché dopo 40-50 giorni è ovviamente nera per l’azione dell’ossigeno sullo strato esterno”, ma “basta tagliarne via 2 millimetri e vedere che dentro è rossa come il fuoco”. E pronta da cucinare.

Emanuele Capone

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