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5 metodi alternativi per fare il caffè

pubblicata il 08.06.2015

Italia, patria del caffè. Non di quello coltivato, ovviamente:  a quello ci pensano i paesi africani e del Sud America. Ma senza dubbio il nostro paese ha avuto e continua ad avere un primato nella trasformazione e nel consumo di una delle bevande più diffuse del mondo.

Dal 1570, quando arrivarono i primi sacchi a Venezia, il caffè ne ha fatta di strada, e oggi ci troviamo ad affrontare un mondo che è in grande fermento e rapido cambiamento. Mentre noi italiani continuiamo ad essere affezionati all’espresso o alla moka, dal mondo arrivano continuamente nuovi stimoli, ma soprattutto nuovi metodi di estrazione del caffè, alcuni dei quali replicabili tranquillamente anche a casa. Vediamo insieme i principali.

French press

Molti di voi sicuramente la conosceranno come tisaniera. In effetti lo strumento è quello, ma in questo caso viene usato per fare il caffè. In giro in rete lo potete trovare anche come Press Pot o Plunger Pot. Si tratta di un bricco di vetro cilindrico dotato di uno stantuffo a filtro. L’operazione di preparazione di caffè prevede l’infusione a caldo: si mettono dai 6 agli 8 grammi di caffè nel bricco, si aggiungono circa 200 cc di acqua a una temperatura di 94-96° C e si mescola. Il caffè va lasciato in infusione per circa 5 minuti, terminati i quali si spinge verso il basso lo stantuffo con un movimento lento ma costante, per ottenere una bevanda limpida e pronta da gustare. La grana del caffè in questo caso va lasciata da media a grossa.

Aeropress

Molto simile al French press è il cosiddetto Aeropress, un metodo di provenienza americana. Lo strumento è dotato di un filtro di carta, un cilindro e un pistone, utilizzato per la spinta. Si tratta, forse, del caffè che più si avvicina come gusto a quello della moka. La dose in questo caso è di circa 18 grammi di caffè ogni 250 cc di acqua, ma come sempre le dosi sono molto personali. Anche la temperatura dell’acqua è abbastanza soggettiva, ma di norma si preferisce una temperatura più bassa rispetto a quella del french press. L’operazione è molto semplice: si inserisce il caffè nel cilindro, dotato dell’apposito filtro sul fondo, si mette l’acqua in infusione, di solito in 2 o 3 passaggi, e poi si pressa il tutto con il pistone per circa 20-30 secondi, in modo da filtrare il caffè.

Sifone

Più raffinato e difficile si presenta il sifone, un metodo di estrazione molto diffuso in  Giappone. Il sifone è composto di una struttura normalmente metallica che sostiene due sfere di vetro sovrapposte, collegate una all’altra da un sifone e separate solo da un filtro che può essere di carta, di plastica o di metallo. L’acqua si posiziona nella sfera inferiore, mentre il caffè in quella superiore. L’acqua viene portata a ebollizione grazie a degli appositi bruciatori. La pressione che si crea nella sfera inferiore spinge l’acqua in quella superiore, dove entra in contatto con il caffè. A questo punto si può togliere lo strumento dal fuoco e mescolare - di norma un paio di volte - la miscela di acqua e caffè. Con l’abbassarsi della temperatura l’acqua inizia a ridiscendere nella sfera inferiore, passando attraverso il filtro e lasciando i fondi del caffè nella sfera superiore. Una volta che tutto il liquido è tornato verso il basso il caffè si può servire.

Drip (V60)

Il drip è attualmente uno dei metodi più utilizzati al mondo per la preparazione del caffè. Qui la strumentazione è molto semplice: un porta filtro di forma conica e un filtro per il caffè, di solito di carta. Molte volte prende anche il nome di V60, perché l’angolo interno del porta filtro è proprio di 60°. Qui la procedura è semplice: si inserisce il filtro nel porta filtro adagiato su un contenitore, si prende del caffè a media macinatura, lo si pone nel filtro precedentemente bagnato per eliminare l’eventuale sentore di carta e si pratica una preinfusione di circa 30 secondi con una quantità d’acqua pari al doppio del peso del caffè utilizzato. Si completa poi con il resto dell’acqua, che va versata creando dei cerchi, meglio se utilizzando gli appositi kettle. Si lascia poi in infusione per circa 2-3 minuti, ossia per il tempo necessario affinché tutta l’acqua ricada nel contenitore sottostante. In questi casi la dose media è di 16 grammi di caffè per 250 cc di acqua a 90-95°. Con queste quantità si ottiene una tazza di caffè.

Cold Brew

Come dice il nome stesso, si tratta di estrarre il caffè a freddo. Ovviamente il processo è molto lento, richiede ore e permette di ottenere un caffè dai gusti molto delicati. L’estrazione viene compiuta con una macchina abbastanza ingombrante che fa cadere sul caffè l’acqua fredda, goccia a goccia. La velocità si può regolare tramite un apposito beccuccio, per un tempo di estrazione che varia da un minimo di 3 ore a un massimo di 12. Il caffè così ottenuto va ovviamente consumato freddo, e risulta più delicato, ma anche più facilmente tollerabile, oltre che con un minor contenuto di caffeina.

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