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Dall’Umbria a New York: oltre 170 anni di Urbani Tartufi raccontati da un profumo inconfondibile

pubblicata il 15.03.2024

Nata nel 1852 in provincia di Perugia, è rimasta un’azienda di famiglia ma si è anche allargata al mondo. Senza dimenticare il territorio da cui arriva, fra prodotti sempre nuovi, degustazioni e corsi per chef e clienti

Non tartufi urbani nel senso che crescono in città, ma Urbani Tartufi, nel senso che sono prodotti in Umbria dalla famiglia Urbani ormai da oltre 170 anni. E da lì, dalla sede di Sant’Anatolia di Narco, in provincia di Perugia, arrivano praticamente in tutto il mondo.

In tutto il mondo per davvero: oltre ai punti vendita nel cuore di Milano e ad Alba, la Urbani Truffles ha sedi nelle principali città americane, come New York, Miami, Chicago, Los Angeles, Las Vegas e San Francisco e recente è anche l’espansione verso i mercati asiatici.

Una storia di famiglia

Oggi, la gamma di prodotti di Urbani Tartufi spazia dai preziosi e apprezzati tuberi, freschi oppure conservati, a condimenti, salse, paste e pure funghi, e l’idea di guardare oltre i confini dell’Italia fa parte della tradizione dell’azienda: l’azienda nasce nel 1852 e già nei primi anni del ‘900 Carlo Urbani pensò di esportare i tartufi freschi in Francia e poi anche in Germania e Svizzera. È in quegli anni che vengono gettate le basi dell’azienda per come la conosciamo oggi, grazie all’impegno di Carlo Urbani e della moglie Olga, che organizzarono le attività attorno alle figure dei cavatori, i cercatori di tartufi.

In anni più recenti, quella che era una piccola realtà a conduzione familiare si trasformò in un’industria vera e propria, moderna ed evoluta dal punto di vista tecnologico, grazie soprattutto a Paolo e Bruno Urbani: il primo è stato nominato Cavaliere del Lavoro appunto per avere creato una realtà economica che rappresenta il nostro Paese nel mondo e il secondo è ora alla guida del gruppo.

Gruppo che però in fondo resta una famiglia, con una nuova generazione di Urbani (Olga, Carlo e Giammarco) pronta alla nascita di iniziative come il Museo e l’Accademia del Tartufo, la Urbani Travel&Tours e l’apertura alla tartuficoltura.

Quattro ricette per un tartufo

Come detto, il catalogo di prodotti di Urbani Tartufi (che si possono comprare anche online) partiva e parte tutt’ora dai tartufi freschi oppure conservati, ma di lì si è decisamente ampliato col passare del tempo, arrivando sino alla nuova gamma Filosofia Naturale, che in effetti sembra quella più indicata per descrivere quello che rappresenta l’azienda e il suo modo di operare.

L’idea è quella di evocare le peculiari e inconfondibili sensazioni olfattive e gustative del tartufo, che è notoriamente un processo estremamente complesso e difficile, e in più di riuscire a farlo senza elementi di sintesi e senza essenze, ma solo usando quello che la natura offre, che in realtà (come spiegato dall’azienda) “mette a disposizione tutto ciò di cui abbiamo bisogno”.

È dunque selezionando le materie prime giuste che si è arrivati (per esempio) all’Olio di Tartufo nero, la cui fragranza è quella tipica proprio dell’Umbria e con cui abbiamo preparato nella cucina del Cucchiaio una panna cotta salata al parmigiano su crumble di grissini. Oppure anche una salsa come la Porcini e Tartufo, che combina due prodotti del sottobosco molto cari agli italiani e ben saldi nelle nostre radici e che può essere usata in molteplici modi. Per farcire le uova, per esempio.

Poi ci sono i grandi classici, cioè la salsa tartufata e la salsa tartufata bianca: la prima l’abbiamo utilizzata per un piatto di tagliatelle con punte di asparagi e pecorino; la seconda per un risotto, sempre arricchito con il pecorino, che dà sapidità ma non copre il gusto del tartufo.

Un prodotto che fa bene all’ambiente

Il punto fondamentale da capire è che il tartufo, in tutte le sue forme, ha un rapporto stretto con l’ambiente che lo circonda e con le condizioni dell’ambiente in cui nasce, come su Cucchiaio abbiamo sottolineato più volte parlando della Fiera del Tartufo di Alba: “È un ottimo indicatore del clima”, ci dissero dalla cittadina delle Langhe, e più o meno lo stesso dicono da Urbani Tartufi. Dove del clima, della natura e dell’ambiente hanno rispetto perché è in quel clima, in quella natura e in quell’ambiente che crescono i prodotti che sono il cuore della loro attività.

Del resto, spiegano dall’Umbria, “è dalla terra che nasce la nostra storia” e per questo, “sviluppando nuove idee e prodotti, sperimentando programmi innovativi, acquistando nuove attrezzature e investendo nel futuro, consideriamo il tartufo come un alleato dell’ambiente”. E quindi? E quindi, “puntiamo allo sviluppo di prodotti pienamente sostenibili, realizzati con ingredienti naturali, gustosi e attenti alle esigenze e preferenze di tutti” e anche “i nostri packaging, realizzati di carta, vetro, metallo e plastica compostabile, sono ecosostenibili e riciclabili”.

Che sono punti di partenza e non di arrivo: da qui prende le mosse l’idea di una nuova startup chiamata Truffleland, cioè una Terra del Tartufo proprio come la Valnerina umbra (il nome viene dal fiume Nera) ed è tra le prime aziende dedicate alla tartuficoltura e alla produzione di piante da tartufo micorrizzate. È così che sono nati progetti come il Museo del Tartufo, aperto a Scheggino nel 2012, la Travel&Tours per organizzare esperienze che vanno dalla caccia (al tartufo, ovviamente) alla degustazione, oppure l’Accademia del Tartufo di Sant’Anatolia di Narco, una vera e propria scuola che ogni anno ospita eventi culinari e vernissage culturali internazionali. O anche il Truffle Lab di New York, con i suoi laboratori, corsi e appuntamenti gastronomici. Perché il tartufo è un patrimonio italiano ma nulla vieta di farlo amare anche all’estero.

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