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Tacchi, dadi, e datteri. Soprattutto datteri.

pubblicata il 26.11.2014

Il dattero non è sicuramente un alimento ipocalorico. Dall’alto delle sue 273 kcal ogni 100 grammi di prodotto è infatti un cibo adatto più che altro alle diete energetiche, per gli sportivi, in caso di debilitazione o di forte affaticamento. Eppure sono immancabili sulle nostre tavole durante le festività, come ricompensa di fine pasto, anche se questa consuetudine non è corretta dal punto di vista alimentare.

La palma da datteri, la Phoenix dactilifera, è la palma maggiormente diffusa nel bacino del Mediterraneo. Si trova anche da noi in Italia, spesso a scopo ornamentale, ma è originaria del Nordafrica, dove rappresenta la tipica vegetazione delle oasi. La produzione mondiale si aggira attorno ai 3,7 milioni di tonnellate di datteri, la maggior parte dei quali viene dall’Egitto, seguito da Arabia Saudita e Iraq. Ciò nonostante la produzione è costantemente minacciata da nuove insidie, come il punteruolo rosso o da una malattia provocata da un fungo chiamata malattia del Bayoud.

Il dattero è un frutto molto importante per i musulmani, in quanto considerato principio fondamentale dell’alimentazione. Maometto infatti raccomandava: chi comincia la sua giornata mangiando sette datteri, non sarà attaccato da nessun veleno. Non è un caso che durante il Ramadan, al calare del sole il pasto della sera inizi tradizionalmente dai datteri accompagnati da yoghurt o latte. Ma il dattero è legato anche al simbolismo cristiano. Sono infatti foglie di palma da dattero quelle che secondo la tradizione accolgono Gesù, a bordo di un asinello, nel suo ingresso a Gerusalemme il giorno della Domenica delle Palme. Per gli antichi egizi la palma da dattero era simbolo di fertilità, mentre greci e romani utilizzavano le foglie come ornamento nel corso delle celebrazioni trionfali.

La famiglia di appartenenza di queste piante è quella delle Arecaceae. La pianta si presenta slanciata e raggiunge i 30 metri di altezza. Le foglie crescono solo all’apice del fusto e sono molto grandi e appariscenti. La misura massima che possono raggiungere è di circa sette metri, con uno stelo di 50 centimetri e 50-60 foglioline lunghe e strette disseminate lungo il rachide centrale. L’infiorescenza a ventaglio viene prodotta dalla pianta a partire anch’essa dalla corona apicale. I fiori sono unisessuali, di colore tendenzialmente giallo e danno origine a una bacca oblunga, carnosa, lunga fino a 5 centimetri, che contiene un solo seme legnoso. La produzione inizia dopo circa 3 anni dalla nascita della palma e prosegue per molto tempo, se pensiamo che una pianta di palma da datteri può vivere anche 300 anni. La produzione alla maturità arriva anche a 50 kg di frutti all’anno.

Anche per i datteri, come per tutte le piante da frutto, possiamo distinguere innumerevoli varietà, che danno origine a frutti di dimensione, consistenza e colore diversi. Per dire, nella sola Libia si contano ancora oggi più di 400 varietà di dattero. Sono pochi quelli che vengono destinati al consumo fresco, quasi tutti riservati ai paesi d’origine. La maggior parte dei datteri viene essiccato, in modo da renderli conservabili e aumentare la concentrazione degli zuccheri. In commercio siamo abituati a trovare due tipi di datteri: i primi, tradizionalmente confezionati attorno a un finto ramo di plastica, sono ricoperti da una glassa di glucosio per aumentarne la conservabilità; gli altri invece, riconoscibili dall’aspetto meno lucido, sono normalmente ancora attaccati a un rametto e sono da preferirsi, oltre che per il gusto, anche per l’assenza della glassa di glucosio.

Come dicevamo sopra, il dattero è un frutto molto energetico, con le sue 287 kcal per 100 grammi. È costituito per il 50-70% da zuccheri, 20-30% acqua, 3% proteine e 0,5% grassi. Come contropartita il dattero apporta al nostro organismo una buona quantità di minerali e oligoelementi: potassio, calcio, magnesio e ferro su tutti. Basso il contenuto in vitamine, che si perdono con l’essiccazione del frutto, e quello di aminoacidi essenziali.

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