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Granchio blu: un biologo marino ci ha spiegato cosa sta succedendo e cosa possiamo fare

pubblicata il 21.08.2023

È l’estate del granchio blu. Si parla di assedio, invasione, catastrofi e killer. Prima di credere all’apocalisse abbiamo pensato di fare due chiacchiere con un biologo marino, per capire come stanno le cose, se c’entra il riscaldamento globale e se c’era da aspettarselo.

Del granchio blu già avevamo parlato lo scorso anno per comprendere da dove veniva e perché stava diventando un problema. Questa è la sua estate, da fine giugno è l’interprete principale di un racconto quotidiano che si fa via via più teso: il granchio blu da minacciosa curiosità è diventato il protagonista di quella che media e operatori del settore definiscono “un’invasione lungo le nostre coste”.

Nella laguna di Orbetello, area cruciale per la nidificazione, soprattutto ornitica, si parlava già di un delicato equilibrio ambientale, ora ci si è messo anche il granchio blu e si respira aria di assedio. In laguna lo si definisce ‘dramma’, l’habitat è ferito. Ovunque sembra si sia passati da poche centinaia di pezzi a quintali di granchi pescati e si suppone che gli esemplari in mare siano sempre di più e continuino a procurare danni. I toni del dibattito sono questi, la metafora è quella della guerra, un’altra guerra, che mette le nostre coste sotto assedio.

Perché i granchi blu sono pericolosi per l’ambiente?

Perché ne sparigliano l’equilibrio nutrendosi praticamente di tutto: cozze, vongole, anguille e soprattutto dei pesci piccoli che a volte si ‘seminano’ per ripopolare le lagune. Per questo i danni non sono stimabili, non ancora e non del tutto, perché è sul novellame che si registrerà il danno prospettico più rilevante. Al timore di un pericolo ambientale si affianca anche quello economico, per gli allevamenti delle specie di cui il granchio sembra essere ghiotto, per la venericoltura, per esempio, ovvero l’allevamento di vongole filippine.

Che sia un problema è ormai chiaro a tutti, tanto che il 7 agosto il Consiglio dei Ministri ha autorizzato una spesa di 2,9 milioni di euro per fronteggiare l’emergenza. Sul sito del Ministero dell’Agricoltura si legge: “Mancando un predatore nei nostri mari bisogna che sia l'uomo ad assumersi la responsabilità di intervenire. E ritengo che i pescatori, da buoni ambientalisti quali sono, possano farlo in maniera puntuale". Il cuore della questione è questo, l’assenza di un predatore nei nostri mari che ristabilisca l’equilibrio. Nei luoghi di origine della specie c’è un ecosistema adeguato, nel Mediterraneo no e questo granchio affamato e tenace, capace di vivere un po’ ovunque, lo sta mettendo alla prova.

Insomma, questa volta non sono rintracciabili complotti, la specie aliena, invasiva, originaria delle coste atlantiche arriva, ospite indesiderata, attraverso le acque di zavorra delle grandi navi, si ritrova in un ambiente nuovo e si adatta come può.

Ora che si fa?

Il Governatore del Veneto Luca Zaia si è presentato in conferenza stampa il 17 agosto nella sede della giunta regionale con due granchi vivi fra le mani, una coppia, per mostrare il nemico che ‘spacca tutto e fa disastri’. Dopo Orbetello anche il Veneto quantifica il problema, 326 tonnellate; ad agosto, 84 tonnellate a Scardovari (Rovigo) e 29 a Pila. Zaia riferisce che sono stati stanziati “come Regione 80mila euro per i primi studi, dal governo c'è uno stanziamento di 3 milioni. Abbiamo dichiarato lo stato di calamità il 24 luglio e chiesto lo stato emergenza nazionale. Da domani partirà un progetto di posa di 300 nasse da parte di Arpav e Veneto Agricoltura, per monitorare la diffusione e la distribuzione della popolazione”.

Negli Stati Uniti il granchio blu frutta milioni di dollari, è una prelibatezza e un’opportunità; per noi forse lo diventerà, per ora è disponibile in GDO locale e in qualche mercato del pesce a cifre che variano fra gli 8 e i 15 euro al kg, ma prima di farne polpette o provare a infilarlo in friggitrice ad aria, cerchiamo di capire, con l’aiuto di un biologo marino, a che punto siamo.

A Marcello Guadagnino, biologo marino e autore del Giornale dei marinai, chiediamo subito cosa dovremmo fare per debellarlo, introdurre un predatore sembra l’azione più logica e insieme innaturale che abbiamo sentito ipotizzare in questi giorni. “Il granchio blu non si potrà debellare, non è la strada, l’unica soluzione è trovare un equilibrio. Il Mediterraneo è forte e dobbiamo fare in modo che continui ad adattarsi. Introdurre un predatore comporterebbe il rischio di sconvolgere ulteriormente l’equilibrio del nostro mare. Quando inseriamo qualcosa di estraneo, casualmente o volontariamente, generiamo squilibri, lo vediamo. Il nostro obiettivo dovrebbe essere preservare il Mediterraneo e mantenerlo in una dimensione più possibile naturale”.

Dunque, come ha dichiarato il Ministro, siamo noi il predatore ideale ci sembra di capire, tuttavia, precisa Guadagnino “l’uomo non potrà estirpare fino all’ultimo esemplare, ne regolerà il flusso e la riproduzione della specie”. Questo sembra si stia facendo, è recente la notizia di 16 tonnellate di granchio blu pescate a Goro e partite alla volta di Miami. Dunque, i granchi blu vengono pescati per il consumo alimentare anche da noi ora, “Il modo di pescare sta cambiando, prima i pescatori mettevano il tramaglio, reti in nylon, i granchi blu nel tentativo di mangiare i pesci nelle reti restavano impagliati, ora, soprattutto a Goro, i pescatori si sono attrezzati con reti e nasse adatte per pescare questa specie, per questo il numero di granchi blu pescati è aumentato”.

Guadagnino, siciliano di origine, vive in Francia e ci riporta anche l’esperienza dei pescatori d’Oltralpe che “si sono adattati, per esempio non usano la classica rete in nylon ma reti diverse, praticano una pesca orientata al granchio blu. Anche qui è un problema, come in Tunisia, va detto che se ne parla molto meno rispetto all’Italia”.

Rispetto ai danni che sta arrecando, secondo Guadagnino, andranno calcolati perché “oggi ancora non è possibile quantificare la riduzione del pescato né i danni all’allevamento. L’analisi di questi aspetti è fondamentale anche per definire la strategia da seguire”.

Attribuire la causa del fenomeno al problema del riscaldamento globale è prematuro, non abbiamo studi al riguardo “le nostre acque sono più calde ma non è dimostrato che questa sia la causa del problema, il granchio blu vive anche in acque con temperature molto più basse. Il cuore del problema è che il granchio, arrivato da noi, non ha predatori e si riproduce indisturbato”. Non sappiamo di quanto si sia incrementata la numerosità degli esemplari dagli scorsi anni, “certamente è più evidente”.

Guadagnino attenua i toni dell’allarme, “ho segnalato il primo in Sicilia 7-8 anni fa, lì non ci sono reti adatte a pescarli, si usano le attrezzature del passato, perciò non si tirano su tutti i giorni. Altrove è cambiato il modo di pescare”. Senza contare che la nostra storia offre esempi da cui prendere spunto, Guadagnino ci racconta delle stelle marine che invasero il mare di Ustica negli anni 70 “mangiavano i ricci, perciò i pescatori le dividevano in due per ucciderle. Però le stelle marine se le tagli in due si riproducono e così si è generato l’effetto contrario. Questo perché qualunque azione ha una reazione in mare”.

Scopriamo inoltre che, senza sottovalutare il problema del granchio blu ma per avere una visione più ampia e completa, di specie aliene ce ne sono altre nei nostri mari come il pesce palla o, soprattutto in Libano e a Cipro, il pesce scorpione e il pesce coniglio, entrambi molto aggressivi.

Ma che sapore ha il granchio blu?

Abbiamo provato a cercarli per cucinarli nella nostra cucina, ma a Milano è ancora difficile. Per ora sono in commercio vicino ai luoghi di pesca, nei mercati e nella GDO locale (Coop Tirreno per esempio). Il costo al kg va dagli 8.95 euro, a Coop Grosseto, ai 15. Il dottor Guadagnino lo ha assaggiato e ci dice che “è buonissimo, simile all’astice, con un gusto forte, definito, direi più buono di uno scampo. La carne è meno compatta e il quantitativo è scarso ma in insalata o per condire degli spaghetti è perfetto”.

Coldiretti è d’accordo, a inizio agosto ha promosso un evento per insegnare a cucinare il granchio cattivo in mare ma buono a tavola, e a proposito del ‘killer del mare’ Coldiretti dichiara che “il granchio blu vanta tra l’altro proprietà nutrizionali importanti, grazie a una presenza forte di vitamina B12, estremamente preziosa per l’organismo umano, ma ha anche un sapore delicato e gustoso”.

"L’unica soluzione è cominciare a mangiarli", conclude Guadagnino. Chiederemo ai creator di farli diventare anche virali, oltre che alieni, e Netflix ci farà un docufilm con la colonna sonora di Milva (chiedi a Google). Intanto la Meloni si è portata avanti con l’assaggio.

Annalisa Musso

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