Cosa sono gli edamame: 5 risposte sui fagioli di soia che tutti mangiamo ma che conosciamo poco
Una ciotolina prima di iniziare la cena al ristorante giapponese è quasi d’obbligo. Ma se all’inizio della loro scoperta, gli edamame venivano consumati solo come spuntino o aperitivo, oggi si sono dimostrati parecchio versatili in cucina, sia come accompagnamento a secondi piatti o con le verdure saltate nel wok, sia come condimento, pesto o salsa. Arrivano dal Giappone e non tutti li conoscono così bene.
Ecco perché rispondiamo alle 5 domande più diffuse su questo alimento, anche per chi non l’ha mai assaggiato.
Perché si chiamano edamame?
“Fagioli sullo stelo”, questo è il significato letterale della parola edamame in giapponese. Termine che si usa anche per descrivere i “fagioli sul ramo”. Il motivo di questo nome è presto detto: gli edamame vengono cotti e serviti all'interno del loro baccello. Non sono da confondere con i piselli mangiatutto o le taccole, dove appunto, a essere commestibili sono sia il baccello che i fagioli, perché degli edamame si mangiano solo questi ultimi.
Cosa sono gli edamame e che sapore hanno?
Gli edamame sono i fagioli della soia (termine botanico: Glycine max). Fanno parte della tradizione culinaria asiatica soprattutto di Giappone, Corea e Cina. Oggi sono conosciuti anche in Europa e in America. In Italia, dove intorno al 2010 era stata avviata una coltivazione sul delta del Po, si mangiano solitamente nei ristoranti giapponesi ma anche fusion e cinesi. Hanno un sapore dolciastro molto simile a quello dei piselli, ma con una nota di nocciola tostata che li caratterizza e li distingue dagli altri legumi.
Come si mangiano gli edamame?
Gli edamame vengono serviti con il loro baccello, e si mangiano generalmente come antipasto. La preparazione è assai semplice: sono cotti al vapore e, come da tradizione nipponica, salati con sale arajio, ossia un sale marino naturale, ma è perfetto anche il sale grosso o il sale in fiocchi. L’unico accorgimento è quello sul tempo di cottura: devono stare in acqua bollente per pochi minuti, per poter mantenere la tipica croccantezza, altrimenti rischierebbero di diventare mollicci.
Gli edamame si comportano come un legume, dopotutto sono fagioli. Possono essere aggiunti ad altri ortaggi per preparare zuppe, vellutate, insalate fredde, contorni di verdura.
Gli edamame non devono essere mangiati crudi, perché contengono una tossina (che la bollitura riesce a neutralizzare) in grado di causare disturbi gastrointestinali.
Forse non tutti sanno, ma esiste una tecnica per mangiarli, ed è pure un anti stress. Prendiamo esempio dal Giappone dove si fa così: il baccello si porta alla bocca e poi ogni fagiolo viene sgranato fuori con la spinta dei polpastrelli. In patria questo movimento per gustare gli edamame è diventato addirittura una sorta di gioco: si chiama Bandai.
A cosa fa bene mangiare gli edamame?
Gli edamame sono un'ottima fonte di proteine e contengono numerose vitamine del gruppo B che garantiscono un apporto importante di folati (vitamina B9) utili prima del concepimento e durante la gravidanza in quanto previene anche anomalie nello sviluppo del sistema nervoso. Contengono anche vitamina C, manganese, potassio, calcio e fosforo, e sono una valida fonte di fibre. Non solo, i fitoestrogeni della soia in essi contenuti si sono rivelati utili per contrastare alcuni sintomi e disturbi della menopausa.
Non sono adatti se: si assumono diversi farmaci, come quelli per il trattamento della tiroide, i diuretici, il warfarin e i MAO inibitori.
Dove si comprano gli edamame?
Difficilmente si trovano gli edamame freschi nella grande distribuzione. Con un pizzico di fortuna, però, si possono reperire in negozi di cibo asiatico ed etnico. Le alternative precotte e surgelate sono comunque ottime e pratiche.
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