IGT Sicilia “Symposio” – Feudo Principi di Butera 2007 [6.9]

Cercando di raggiungere Licata da Catania potresti incocciare in un ponte inagibile, una strada diroccata. Ti perderesti facilmente allora, in quella sorta di Farwèst tra savane e armenti, con il navigatore incapronito a menarti verso una strada che non c'è e deviazioni omicide. Dopo mille e una svolta e risvolta potresti trovarti tra i giovini e vigorosi vigneti del Feudo, verdi nel giallo, ben indicati da grandi cartelli. Basta quell'occhiata più di cento assaggi per capire di cosa parliamo se parliamo del Symposio. A suo tempo Francesco Zonin mi ha chiesto di partecipare a questa avventura: costruire in casa il blend perfetto. Io ci ho provato, alacremente, ne sono testimonianza le pagine scritte su My Feudo, il blog creato per l'apposta. E all'assaggio collettivo allo Stand Zonin, Vinitaly 2010, ho avuto la conferma che fare il vino non è uno scherzo. Assaggiammo alla cieca, e il Symposio mi piacque assai poco. Solo uno mi piacque ancora meno: era il mio. Qualche sera fa ho riassaggiato una seconda bottiglia di quello stesso blend: e si era assestato, almeno un poco. Più ordinato e bevibile, meno gobbo. Ora il Symposio è al tempo giusto, con altri 6 mesi di bottiglia addosso, e forse sono ancora pochi. E' rubino spesso, con cuore nero e qualche barbaglio granato. Glicerina: tanta, e stoffa fitta. Naso come l'aspetti, con anche più potenza; legno, con note spinte, rotondità e un certo nervo. Tracce fumè, spezie, frutta cotta in emergenza, e dietro tutto una battuta quadrata di sottobosco e foglie morte. Il selvatico ancor vivo introduce un sorso dall'attacco prorompente, la progressione vorticosa al limite del controllo. Nel mezzo il viaggio s'alleggerisce, quasi s'arresta: lascia campo a vibrazioni amarevoli, sostenuto da tannini dritti e spaziati. Il finale si cheta, dilatandosi, con similitudini che riportano a vini forti e fortificati. La china, ecco. Bicchiere complesso, progettato per essere complesso, che risulta soprattutto tondo: con i tre internazionali Cabernet Sauvignon, Merlot e Petit Verdot. Una espressione evidente di quel territorio e del preciso progetto della grande Casa di Gambellara.