Si respira l'aria calda delle ore pomerdiane più tarde, che restituiscono dalla terra - che il sole ha reso incandescente - quel tepore denso che avvolge senza entrarci l'ombra più fresca,sotto gli alberi nei frutteti. Si vede il mare, come da ovunque qui a Salina, piccolo grano di pietra in mezzo al blu. Del mare si sente il sale, nelle folate di Maestrale che batte i dorsi della piccola isola, e si può immaginare il rumore di quel moto ondoso di spume e profondità, a cui le liane della vite fanno il verso, ritmiche con le loro foglie tese che si riposano con la Tramontana. Sulla punta nord dell'isola che guarda ad oriente c'è la Tenuta Capofaro, dove crescono le viti di Malvasia di Tasca d'Almerita. Guardando il mare dalla cima dell'alta collina, i vigneti creano un pettine ordinato che arriva alla costa, e le foglie fanno da parasole ai grappoli, come gli ombrellini di carta di riso e legno di bambù dei racconti di inizio secolo. Gli acini sono lo scrigno che custodisce il tesoro prezioso, profumato, aromatico, unico.
Il succo di quest'uva Malvasia è oro inconfondibile: un oro dai riflessi luminescenti, denso di quella dolcezza naturale e garbata che solo le uve aromatiche maturate al sole pieno e appassite all'ombra delle fruttaie di Capofaro possono avere. Un naso che sfuma dall'albicocca alla pesca, con la burrosità di una fetta di torta lievitata con i canditi di agrumi come quelle di una volta, e la sensazione dell'uva passa a sugellare la dolcezza mai eccessiva. Sul fondo i gelsomini che si aprono di notte ai bordi della costa. Il sorso è vitale ed enegico, con la freschezza e l'intensità delle note di scorze agrumate e quella mineralità sapida unica data dal terreno vulcanico che narra la sua origine attraverso le viti. Un sorso isolano che spalanca il cuore di gioia.
