Non molto tempo fa vi parlai della
Colli di Serrapetrona, dinamica e giovanile azienda che ha deciso coraggiosamente di rinunciare alla produzione di Vernaccia spumante per tradurre il vitigno omonimo in rossi fermi. Non solo. L’azienda si cimenta anche con successo in un paio di rosati: quello fermo è originale nella nota speziata, quello spumante (metodo charmat), calibrato nel dosaggio (cosa niente affatto scontata nella tipologia) è perfetto per l’estate.
Ma gli assi nella manica sono altri: uno grande rosso dolce, ottenuto sempre da vernaccia nera, che a occhio e croce non sfigurerebbe nella non lontana Montefalco, denominato Sommo, e soprattutto un pinot nero che definire sorprendente è un eufemismo.
I miei amici della Fattoria Mancini di Pesaro, Rio Maggio di Montegranaro e Boccadigabbia di Civitanova Marche, da anni ottimi interpreti del vitigno che fa sognare il mondo degli enofili e fa sputare sangue ai viticoltori, non me ne vorranno se dico che questo PinotNero (scritto tutto attaccato) 2009 ha tutta l’aria di essere il migliore risultato mai raggiunto dal vitigno in regione.
Al di là della confezione, inappuntabile senza essere eccessiva (cosa per nulla scontata in una bottiglia agli esordi), ciò che colpisce è la capacità di restituire, forse anche meglio della vernaccia, il
terroir freddo, quasi montuoso e sassoso dal quale proviene. Il tutto grazie ad una gestione feroce della vigna: 25 quintali per ettaro. Una gestione non troppo differente da quella operata dai
vignerons borgognoni top. Il risultato sono tante sfumature e tanti chiaroscuri speziati, sorretti da un frutto dalla maturità inappuntabile. Nessun appesantimento strutturale. Negli ultimi mesi ha anche stirato le gambe. Due le note dolenti: la tiratura limitata (3000 bottiglie) e la consapevolezza, forse eccessiva, da parte dei produttori, di stare sulla strada giusta. Cosa che si traduce in un prezzo sostenuto: sui 35 €. Ma ne vale la pena.
