L’avevo promesso, scrivendo dell’ottimo
Ormeasco di Pornassio Sciac-tra e con un minore entusiasmo dell’annata 2012 (un po’ troppo calda)
dei Riviera Ligure di Ponente Pigato Pietraie e Vermentino Serre, che mi sarebbe “toccato” scrivere ancora dell’azienda
Lupi di Pieve di Teco, circa 21 ettari di vigneto, una delle più grandi e storiche cantine liguri, e dei suoi grandi vini.
Mi trovo “costretto” a farlo, con gioia, dopo aver stappato, e goduto, in compagnia della mia Lei, che quel vino ha trovato grande senza se nè ma e perfetto per il suo gusto, forse il vino più ambizioso di questa azienda creata dal grande Tommaso Lupi che i vini importanti ha dimostrato nel tempo di saperli fare.
Parlo di un vino la cui prima vinificazione, decisa per celebrare la fortuna di poter amare la vigna e il mare nello stesso ambiente a stretto contatto, risale al 1988, e che nella sua storia ha conosciuto una sorta di percorso evolutivo, passando dal cuvée di uve Pigato (70-80% e più), completata da un resto di Vermentino, ad una dimensione, l’attuale, che prevede solo la vinificazione in purezza del Pigato.
Un vino che ho seguito nella sua storia, anche se non ho mai avuto la fortuna di partecipare, sempre impegnato in altre cose, alle verticali che gli sono state dedicate (ad esempio
questa, raccontata da un collega che stimo) il Colline Savonesi Vignamare, un vino che conosce due vinificazioni differenti: una macerazione che consente di estrarre dall'uva più corpo e una fermentazione a basse temperature per salvaguardare i profumi.
L'affinamento avviene con una lunga permanenza sui lieviti, anche due anni, in botti d'acciaio e per una piccola percentuale, intorno al 10-15%, in barrique per 9 mesi, fin dalla fermentazione, il tutto seguito da un affinamento in bottiglia di sette mesi minimo. Un bianco importante, da piatti importanti (noi ci siamo “accontentati” di un piatto di tagliatelle con funghi porcini freschi da applausi, preparate da lei), di cui periodicamente scrivo.
Nel 2004 celebrando
il 2001 ed un fiammeggiante magnum di 1997, mentre nell’agosto del 2006, su Vino al vino,
avevo raccontato la grandezza di un 2001. Un bianco le cui caratteristiche peculiari sono l’estrema mineralità e la pluridimensionalità, la capacità di tenuta e di evoluzione nel tempo. Se il tappo, quella variabile indipendente e incontrollabile e imprevedibile non ti frega…
Messo alla prova, il
Vignamare 2010, che ha conosciuto un’ulteriore permanenza di qualche mese nella mia cantina prima di essere finalmente portato in tavola e stappato, si è confermato il grande classico, il vino in grado di soddisfare anche i palati più esigenti, il bianco italiano che non ha nulla da temere nei confronti dei grandi bianchi francesi, tedeschi, spagnoli, austriaci, che ho sempre conosciuto e amato.
Colore paglierino oro squillante, dalla limpidezza e luminosità maestose, multiriflesso, sciorina progressivamente nel bicchiere un tesoro, elegantissimo, non appariscente, tutto realtà e niente effetti speciali, di sfumature “odorose”, che vanno dalla frutta esotica all’albicocca alla pesca gialla, dalla mandorla, al confetto, alla macchia mediterranea, alla salvia e al miele, con un annuncio di petrosa sapidità che poi esploderà compiutamente in bocca.
Un naso che annuncia un vino di grande corpo e struttura, uno di quei vini che richiamano l’abbinamento ad una grande preparazione a base di pesce, a branzini, orate, saraghi, a una di quelle squisite ombrine gustate la scorsa estate in un posto semplice ma vero come la
Pizzeria ristorante 2001 da Franco in località San Giovanni di Portoferraio, sull’adorata isola d’Elba.
Attacco in bocca subito entusiasmante, per larghezza, ampiezza, pienezza di sapore e allungo del vino, una bocca larga, succosa, con frutta ben matura, un retrogusto che richiama la mandorla e la pesca noce, un gusto che definirei di grande plasticità, denso ma freschissimo, con la verticalità estrema data da una mineralità in libera uscita, un’acidità scattante, un’abbondanza di sale eppure una capacità di accarezzare il palato, di vellicarlo in maniera suadente, regalando una persistenza lunga e una piacevolezza da applausi.
Miracoli di un grande vino, il Vignamare …
