Non fate caso all’etichetta, bruttina, che dà l’idea più di un vino da grande azienda, destinato alla Grande Distribuzione, che da azienda agricola di qualità. Questo, a dispetto della grafica, è proprio il vino di un vero vignaiolo, uno che conta solo su sei ettari di vigneto (16 giornate piemontesi scarse) e, da uve Barbera, Dolcetto e Nebbiolo produce ogni anno non più di 25 mila bottiglie.
Quella di
Guido Porro, vigneron in quel posto magico per produrre vino che corrisponde al nome di Serralunga d’Alba, è la storia di una famiglia, dal bisnonno al nonno Guido al padre Giovanni, di persone che hanno sempre conosciuto la dura fatica del lavoro nella vigna e tra le botti in cantina, ottenendo vini che piano piano si sono fatti un nome e una clientela fedele. Attratta, oltre che dalla genuinità e bontà dei vini, da un costo all’insegna del grande rapporto prezzo qualità. Nient’altro che le uve della tradizione in vigna, e la produzione di due Dolcetto d’Alba e due Barbera d’Alba, un base e una selezione dalla vigna S. Caterina, un Langhe e tre Barolo, il Lazzairasco (da uve del celebre cru Lazzarito), il S. Caterina ed l’ultimo nato, annata 2009, il Seivi. Porro è un produttore di stile tradizionale, che non ha problemi a condurre le macerazioni, abbastanza lunghe, in vasche di cemento e gli affinamenti (dei Barolo) in botti di rovere di Slavonia di 15 e 25 ettolitri e ha la fortuna di disporre di vigneti di Nebbiolo di almeno trent’anni d’età.
Il suo Lazzairasco è ogni anno una certezza, ma non finisce mai di sorprendermi, per la sua eleganza, l’equilibrio, la piacevolezza, l’altro suo vino, ottenuto da quella zona abbastanza ristretta, meno di due ettari, situata oltre il vigneto Lazzarito procedendo verso il centro abitato di Serralunga. E’ la zona denominata Santa Caterina (dal nome di una cascina che oggi i Porro hanno trasformato in
piccolo agriturismo) dove sono coltivati anche Barbera e Dolcetto, ma nella zona più vocata, esposta a sud-ovest, è riservata al Nebbiolo da Barolo. Un terreno fresco che dà ottimi risultati anche nelle annate più calde. Non ho ancora avuto modo di assaggiare il 2010, ma trovo che il 2009 oggi cominci ad essere veramente buono, anche se si tratta di un vino che potrà essere tranquillamente lasciato a riposo in cantina da cinque a dieci anni.
Non un Barolo spettacolare il S. Caterina, ma uno di quei vini classici pensati soprattutto per essere bevuti e apprezzati a tavola e presi ad esempio per capire come si possa esprimere il Nebbiolo in un vigneto di valore a Serralunga d’Alba. Colore rubino intenso, luminoso, di media profondità, naso molto fresco, elegante, pieno di sfumature: note floreali che richiamano la rosa, molto fragranti, un frutto maturo al punto giusto che richiama prugne, ribes e lampone, con una punta di arancia, di erbe aromatiche e cuoio e liquirizia nera. Un bouquet ampio e nitido in tutte le sue sfumature.
In bocca fresco, pieno di energia, dinamico al palato, con una solida struttura tannica ben presente ma non aggressiva e una vivace acidità, e una persistenza lunga, non larghissima e imponente, ma ben bilanciata, armonica, elegante, che consente di apprezzare il vino già ora se proprio non si resiste alla tentazione di stappare la bottiglia.
