Tutte le particolarità delle vigne di Luigi
Mancini: dalle terrazze a picco sul mare di Gabicce, al clone derivato dagli innesti napoleonici recuperati dalle proprietà di famiglia.
Dunque questo Pinot Nero in purezza finisce nei bicchieri dopo un viaggio alquanto peculiare, e il suo carattere ne è chiaro testimone.
Un bel punto di rosso rubino, con fulmini scarlatti catturati dalla luce. Un profumo che mette d'accordo i lamponi maturi e le ciliegie sotto spirito; una riga selvatica, vagamente animale: come le borse di cuoio usate molto. Un finale che chiama i limoni: nè buccia amara nè polpa aspra ma l'aromatico albedo. Una impressione - più che un riconoscimento - di articoli da toeletta maschili, cui si può pensare per similitudine di freschezza.
L'assaggio risale da subito con un'arrampicata di chiarezza formidabile: diritto, diretto, sparato nel mezzo del palato con una linearità cristallina, pur portandosi materia e succo. Nel mezzo vibra con veemenza, squillante di tensioni a tratti anche potenti. Giovane adulto più che adolescente, trascina un finale testardo e felice.
Bicchiere sorprendente.
