Diventa impegnativo, in questo periodo dell’anno, nei primi due mesi, assicurare la continuità di questa rubrica che dal dicembre del 2012 cerca di segnalarvi, ogni settimana, un buon rosato da portare in tavola e da gustare abbinandolo, provate e vi accorgerete che funziona, ad una gamma vastissima di piatti. Anche quelli, tipo la pizza, sui quali non avreste mai pensato che un vino in rosa sarebbe andato benone. Impegnativo, perché l’annata 2012 nel caso di molti rosati non é più disponibile sul mercato e bisogna aspettare la nuova annata 2013, che verrà imbottigliata e presentata intorno ad aprile in occasione del Vinitaly.
Inoltre, anche quando il vino sia ancora commercialmente disponibile, per molti rosati 2012, quelli pensati con una “filosofia” mordi e fuggi, ovvero proporre un vino da consumo rapido, non certo da bere anche con un anno e più di affinamento in bottiglia, è già iniziata la parabola discendente e gli assaggi finiscono con l’essere tutt’altro che soddisfacenti.
Penso comunque di farcela, magari alternando rosati fermi a rosé metodo classico, a coprire anche questi due primi mesi del 2014, perché fortunatamente ci sono vini che anche stappati e bevuti oggi, che l’estate è lontana, sono in perfetta forma. Occorre sceglierli bene, magari puntando non su rosati di storia recente o su vitigni e denominazioni che solo di recente si sono dedicate al rosato, magari seguendo una certa moda, ma su uve e denominazioni di riferimento.
Ad esempio, per non sbagliare e andare sul sicuro, Montepulciano e Abruzzo, ovvero la vinificazione in rosa, pardon in Cerasuolo, di quella grande uva che è l’abruzzese Montepulciano. E per essere ancora più sicuro di centrare il bersaglio ho scelto accuratamente anche l’azienda, una di quelle più serie che operano nel panorama abruzzese e che non si accontenta di fare qualità, ma lo fa, da tempo, applicando metodi rispettosi dell'ambiente e con una filosofia naturale sincera.
Mi riferisco all’Agriverde, intesa come azienda agricola, ma anche come
ristorante e relais del vino, e
centro benessere dove si applica la vinoterapia, del bioagronomo Giannicola Di Carlo, di Caldari di Ortona nel chietino, che si occupa di divulgare la cultura del “terroir” che fonde il concetto di cima, geologia, topografia e suolo, e ad esempio attraverso il recupero dei lieviti naturali, uscendo dagli standard dei lieviti aromatici, conferisce ai vini il gusto intimamente legato al territorio, restituendo centralità all’elemento naturale e alle caratteristiche del “terroir” di appartenenza.
In Agriverde l’attenzione al naturale è a 360 gradi: la cantina é la prima in Europa interamente realizzata con materiali ecocompatibili secondo i principi della Bioarchitettura (vernici e colle sono tutte naturali ed ecocompatibili), le coltivazioni sono bio, e tutti i vini sono prodotti da uve provenienti da coltivazioni biologiche e biodinamiche e si fregiano della certificazione I.C.E.A. (Istituto per la Certificazione Etica ed Ambientale).
Inoltre dal 1990 si ricercano e applicano metodi e principi agronomici alternativi all’impiego tradizionale di prodotti chimici, come l’utilizzo di tecniche di lotta per Confusione Sessuale ad impatto ambientale zero e tutti “i processi sono volti a ridurre l’impatto ambientale senza compromettere gli standard qualitativi del prodotto”. Bellissimi concetti, teorie cui tutti batterebbero le mani, ma alla prova dei fatti?
Ottimi risultati, come dimostrano la gamma dei Montepulciano d’Abruzzo, Plateo, Riseis, Piane di maggio e Solarea, e gli altri vini base Trebbiano e Pecorino, nonché il Cerasuolo 2012 che ho scelto, il
Solarea, Montepulciano in purezza ottenuto da un vigneto, denominato Capomandra posto a 280 metri di altezza, esposto a sud – sud-est, allevato a filare speronato (4000 piante ettaro) e pergola (1800 piante) con produzione contenuta in 85 quintali ettaro.
Un esemplare Montepulciano Cerasuolo o meglio Cerasuolo d’Abruzzo, come si legge in contro etichetta, lontano da ogni tentazione dolce (2 grammi zucchero per litro, praticamente secco), colore cerasuolo intenso, lampone, melograno carico, dal naso molto denso, fitto, caldo, carnoso, che richiama la marasca ed i piccoli frutti rossi di bosco, ma anche agrumi, con una nitida componente floreale e una buona sapidità.
La bocca è diretta, ben secca, salata, ricca di nerbo e con acidità vibrante, assolutamente non dolce e zuccheroso e rotondetto al gusto, ma ricco di energia, verticale, ben teso, ricco di sostanza, con persistenza lunga e finale salato. Un gran bel rosato, di quelli che potete tranquillamente stappare e gustare anche ora, che siamo già nel 2014, senza aspettare che venga commercializzata l’annata 2013.
