Buona selezione di vini e specialità venete ad un giusto prezzo
Non facile non rimanere impressionati dal monumentale pronao della Parrocchiale di Monteforte: otto colossali colonne corinzie, innalzate nella seconda metà del diciannovesimo secolo. Un fuori scala abbacinante e - per la verità - di dubbia levità, incastrato in uno spazio che non respira: il risultato è un tono così stentoreo da mettere in ombra il vero capolavoro della città soave: il sobrio, elegantissimo palazzo vescovile. Arioso di prospetto e imponente di pianta, a fronteggiare gli spazi con asciutta grazia.
Città soave, Monteforte, perchè se ti capita di attraversarla di settembre dovrai armarti di pazienza: tanto è fitta la colonnanza di trattori con uve al seguito, destinate alla produzione del grande vino della Garganega.
Ideale punto di partenza per ogni genere d'esplorazione, ideale punto di ristoro per il viandante fiaccato dai saliscendi: nelle segrete del Palazzo Vescovile trova giusta collocazione l'Enoteca, da cui è facile attendersi una selezione completista di Soave.
Funziona anche una dignitosa proposta culinaria, legata a doppia mandata alla tradizione locale: antipasti con spettacolari sopresse, crostini con il lardo, polente con formaggi molli; pietanze attorno agli ingredienti storici, bacalà (che qui ha una "c" sola, ma è stoccafisso) e il musso (asino). Funziona il luccio con la polenta, saziano i bigoli con il ragù di musso.
La cucina non lesina anche sprazzi di creatività come lo sformatino di bruscandoli, pomodorini vesuviani e ricotta o il budino freddo di foie gras, spugnole tiepide farcite di petto di pollastra e salsa al vermouth.
Il grande stanzone archivoltato ha una volumetria refettoriale che imbarazza un po', il servizio è familiare, le opere alle pareti magari non supererebbero l'esame di un Bonito Oliva in estasi critica, ma la sosta è valevole e il prezzo è giusto.