Tutto ruota attorno alla spensieratezza, in questi bicchieri Bakari: vini da correre ma non da rincorrere. Questo bianco ’16 per esempio è fatto con uve Garganega, fermentate in acciaio e trattate assai poco. Il bicchiere è velato, e un leggero principio di rifermentazione rivela una piccola carbonica che viene rubricato “a protezione naturale”.
Grigio e giallo, e il cuore ombroso: e un gran andazzo di mela e di pera, e qualcosa di glacido, e qualcosa di freddo. Poi un sorso che chiama a versare con vigore, spruzzi d’agrumi e sprazzi elettrici, in uno scenario di bevibilità omicida.
Il solo problema fermarsi: che sia con insalate di calamari, con fritti di paranza, o panini imbottiti di ciauscolo. Del resto la lettera d’intenti è stampata sull’etichetta, essa stessa “spensierata“: in un mondo pinguinato da un lato e ingessato in radicalismi dall’altro, un bicchiere “socialmente spensierato” con vestimento farfallone ed una certa levità di genere è un vero toccasana. Non per sempre, ma per intanto: va bene.
[…] mando in tavola con un bicchiere fresco di Bakari Bianco, il vino Socialmente […]