IGT Venezia Giulia Rosso Breg - Gravner 2003

Non ha paura Josko Gravner: di imbottigliare questo Pignolo dopo più di quattro anni di botte grande. Pignolo, questo vitigno impervio e scorbutico che interpreta il collio con profondità adesiva. E non ha paura di gettarsi sui rossi con la stessa fiera determinazione con cui dice "il vino è bianco".

Anche per il Breg Rosso gli strumenti di lavoro sono soprattutto due: il tempo e il non-fare, che è una delle azioni più decise che si possano compiere.

Nel rosso il granitico sloveno d'Italia applica con misura i suoi ferrei principi, conscio della fragilità degli equilibri e del sottile confine tra l'estremo e il brutto. Così si limita a giuocare di fioretto, quando la sua arma preferita è lo spadone lungo.

E ci regala questo bicchiere non filtrato, non chiarificato come si usa dalle parti di Oslavija, che all'alba delle 11 primavere è ancora porporato, appena vibrato di riflessi bruni più pallidi sull'unghia.

Il profumo sprizza frutta rosse blu: susine mature, subito, e dietro tutto l'impianto polveroso di bassifondi di cantine, di ombre scure, di pomeriggi d'autunno, quando piove. Superba la signorità dell'ultimo alito, esalato in bella tensione plastica, aggrappato al ricordo del tralcio e del vinacciuolo.

Ineluttabile il sorso, spazzolato da una cavalleria di tannini affiancati a reggimenti: e sul passo di carica, al battere di scarponi, s'alza la vena più austera del Breg: non priva di succo, solo vagamente desertico nel mezzo, e poi rotolante di venti del nord verso il finale, lontano un milione di anni luce.

Da bere con misura e mistero.