Terra da rossi (e rosati) per antonomasia la Puglia non ha mai vantato sino a qualche anno fa una specificità nella produzione di vini bianchi. Certo, ci sono sempre stati il Bombino bianco nella Daunia foggiana e la Verdeca (in passato grande base per la produzione, da parte di imbottigliatori del nord, di vini dolci e vermouth..), a rappresentare l’autoctono bianco, ma misterioso e quasi introvabile Moscato di Trani a parte, nessuna varietà è riuscita ad accendere le attenzioni degli eno-appassionati.
Da qualche anno le cose sono cambiate e mentre assistiamo in diverse aree all’estendersi di impianti di quelle nobili uve irpine per antonomasia che sono Greco (di Tufo), già presente nella zona di Gravina nella Murgia barese, e Fiano di Avellino, ed una piccola riscoperta della Malvasia bianca, nei vigneti e nei bicchieri ci troviamo di fronte ad un’uva dalle caratteristiche tutte particolari.
Un qualcosa in grado di accendere la fantasia, di suonare come qualcosa di inedito per le latitudini meridionali, di stuzzicare le papille. Questo grazie ad una spiccata e e particolare vena aromatica che quest’uva possiede. Nulla di inedito, solo la riscoperta, e la decisiva valorizzazione di una cultivar, dapprima genericamente definita solo Fiano Minutolo, e ora dopo l’avvenuta registrazione al Catalogo Nazionale delle varietà di vite con il solo nome Minutolo, che in passato era già presente nel vigneto pugliese, in particolare nella zona dei trulli, in Valle d’Itria, rappresentava la forza aromatica dei vini di una Doc un po’ decaduta, Locorotondo, nel cui disciplinare era previsto un impiego fino al 5% ma che a partire dalla fine degli anni ‘60 è stata espiantata a vantaggio di altre varietà sicuramente più produttive come Verdeca e Bianco di Alessano.
In quell’area, la zona definita dai comuni di Locorotondo, Alberobello, Martina Franca e Cisternino), era conosciuta come Fianello della Valle d’Itria (A. Fonseca 1892) e Moscatellina (Jatta, 1889) ed è stato grazie ad un bravissimo enologo pugliese particolarmente attivo in quell’area, Pasquale (Lino) Carparelli, già presidente degli enologi pugliesi, che il Minutolo, come da ora in poi lo chiamerò, è rinato a nuova vita. Nell'estate del 2000 (dopo alcuni anni di studio e di riflessioni sul progetto), Carparelli riuscì a selezionare nei vecchi vigneti della Valle d'Itria le poche viti di Fiano Minutolo "sopravvissute". In un primo tempo il suo progetto consisteva nel recupero del Minutolo destinato a riproporre un Locorotondo DOC di stile antico, ma dopo che una serie di studi accertarono che dell'uva esistevano 6 varietà differenti si pensò che la soluzione migliore consistesse nel vinificarlo in purezza per vedere quali modalità di espressione avesse, quali i suoi pregi e i suoi limiti.
Qui trovò sede l'azienda, denominata I Pastini, con un primo ettaro piantato nel 2001. La curiosità ed il successo suscitato da questo primo “bianco aromatico pugliese” denominato Vigna Rampone portò all'immediato interessamento di altre aziende e oggi sono diversi i Minutolo presenti sul mercato. Intendiamoci, qualche confusione resiste, perché se anche la differenza con il Fiano di Avellino è assodata, visto che l’uva irpina ha caratteri aromatici ed ampelografici completamente diversi, ed il Minutolo, geneticamente autonomo, appartiene piuttosto alla grande famiglia dei moscati, troviamo in circolazione Minutolo dagli aromi tutti da inventare che sono più simili a Fiano, e Fiano che presentano caratteristiche più da Minutolo, o sono combinazione tra le due uve.
Intrigante da un punto di vista olfattivo, con quel suo mix di note moscatate, floreali, di frutti a polpa gialla ed erbe aromatiche (rosmarino, salvia, alloro), o che richiamano gli agrumi canditi, talvolta le spezie, il Minutolo tende, soprattutto quando lo si voglia portare a tavola e non solo servire come originale aperitivo, freddo ma non ghiacciato, denota qualche limite, perché o è tendente al dolce e quindi difficilmente abbinabile oppure presenta, quando l’uva non è perfettamente matura, note leggermente verdi. Al suo meglio risulta come un vino di buon corpo ma facile beva, con una spiccata acidità e freschezza.
Chi nella difficile annata 2012 mi sembra aver trovato la perfetta quadratura del cerchio è un giovane produttore, Fabio Pietrogiovanni, che ha cominciato con la sua Società Agricola Salentino di Bari la propria attività da poco, dedicandosi all’agricoltura dopo la grande rinuncia ad una carriera da analista finanziario nella City. Produttore anche di due eccellenti vini base Negroamaro, un Rosso 2010 ed un sorprendente rosato 2011, con il suo marchio Pietregiovani, con cui commercializza anche olio e legumi, ha voluto dare una sua lettura personale, e a mio avviso vincente, del Minutolo, da un vigneto posto ad un’altitudine di 440 metri sul livello del mare nei pressi di Acquaviva delle Fonti nell’area, calcarea, della Murgia Barese.
Un Minutolo ravvivato da una percentuale del 5% di Verdeca, così da bilanciare la dolcezza di frutto e dare freschezza e acidità e nerbo. Il risultato è un Minutolo, paglierino pallido, traslucido e brillante, caratterizzato da aromi di una certa sottile finezza e complessità, con agrumi e fiori d'arancio e rosa in evidenza e una leggera speziatura quasi da ginger, con ottima mineralità e sale. La bocca è a sua volta all’insegna di una buona freschezza e sapidità, con un attacco ben secco e incisivo, un bel nerbo che spinge, buon equilibrio, una vena acida e fresca, una netta nota di mandorla finale, per un Minutolo davvero molto ben fatto e di grande piacevolezza.
