E’ sicuramente vero che la degustazione alla cieca ha una sua verità che merita rispetto e porta naturalmente a far prevalere, senza condizionamenti di alcun tipo, la qualità vera. Ma la degustazione di certi vini, proprio nel posto dove nascono e dove si trovano i vigneti che forniscono le uve, in certi casi fa assolutamente capire molto di più della verità di quei vini, riesce a farne cogliere l’anima. A farli apprezzare ancora di più.
Recentemente, senza essere ancora salito agli oltre 800 metri del
Maso Michei,
avevo scritto, con doveroso entusiasmo, del
Trento Doc 823 che il vignaiolo
Giuseppe Tognotti, con una tenacia e una pazienza certosine ed una refrattarietà ai compromessi che è davvero ben poco trentina, produce da vigneti di Pinot nero posti da quota 823 metri, ovverosia l’altezza da cui partono i vigneti del maso per salire sino a quota 900.
Ora dopo esserci stato a fine settembre, aver guadagnato curva dopo curva in salita la meta ed essermi goduto il panorama circostante, ho potuto capire fino in fondo la logica e la “pazzia” lucida del fare vini di montagna in queste condizioni del tutto particolari, in uno scenario di incontaminata bellezza, dove i vigneti si trovano su suoli complessi e variegati con prevalenza di roccia calcarea e marnosa della tenuta, dove la meccanizzazione è quasi inesistente, l’irrigazione, di soccorso, è a goccia con acqua di sorgente (acqua utilizzata anche per il raffreddamento dei mosti nei serbatoi d’acciaio) e le vigne contendono lo spazio vitale a cinghiali e caprioli, e richiedono ogni anno 1000 ore di lavoro uomo/ettaro.
Un
posto bellissimo il
Maso Michei, posto al centro della Valle di Ronchi, nello splendido panorama tra i Monti Lessini e le Piccole Dolomiti, un maso antico, un tipico edificio del ‘500 circondato da boschi di larici, faggi e betulle, come si vede dal sito Internet, che comprende anche
un blog con splendide foto, che ospita anche
un’osteria dove sostare senza fretta. Anche per provare, come ho fatto io, gli altri vini prodotti,
Müller Thurgau,
Gewürztraminer e soprattutto
Pinot nero che Tognotti con la pazienza del viticoltore di montagna produce.
Una produzione che ha il sapore della joint venture veneto-trentina, quella tra Tognotti ed il produttore veneto, area Val d’Agige veronese-Terra dei Forti,
Albino Armani (che poi si è espanso in
Valpolicella, in
Vallagarina in Trentino ed in
Friuli). Ci sarà tempo per parlare, reduce dall’assaggio di due splendide annate, 2010 ed un succosissimo, profumato di bosco, del Pinot nero e di un Gewürztraminer aromatico e speziato come si deve, ma ben secco al gusto e privo degli eccessi di zuccheri che affliggono anche molti dei più celebri campioni altoatesini di questa particolare tipologia di bianchi.
Oggi voglio invece parlarvi di una varietà, il Müller Thurgau, sulla quale i trentini non temono la concorrenza dei vicini produttori della provincia di Bolzano, anzi, sono loro superiori, come dimostrano i vini prodotti in Val di Cembra e di vignaioli ispirati e geniali come Mario Pojer, alias
Pojer & Sandri in quel di Faedo. Prodotto nelle seguenti annate: 2002, 2003, 2004, 2005, 2006, 2007, 2008, 2009, 2010 e 2011 (aggiungo con qualche sicurezza anche 2013) l’M.T. è frutto dell’incrocio tra Riesling e Madeleine Royale (e non Riesling e Sylvaner, o Riesling e Chasselas come viene comunemente detto) e ha trovato qui, sulla collina di Ronchi di Ala, a oltre 800 metri di altitudine, in un vigneto circondato dal bosco, su terreno composto in prevalenza di roccia calcarea e marnosa, allevato a spalliera, con potatura a Guyot e con frequenti interventi in verde per il controllo della chioma e della produzione, gestione del suolo con lavorazioni meccaniche sulla fila e inerbimento nell'interfilare e lotta integrata contro i parassiti e massimo rispetto dell'ambiente, un habitat ideale.
Per una produzione che segue protocolli di grande semplicità, macerazione a freddo delle uve in ambiente privo di ossigeno e spremitura soffice in presse a polmone d'aria, fermentazione a temperatura controllata in acciaio inox e maturazione sui lieviti fino all'imbottigliamento primaverile. E’ un Müller Thurgau speciale quello che nasce a Maso Michei, un M.T. come non avevo mai assaggiato in Trentino ed in Italia. Un vino ricco di energia e di vitalità, integro, tanto che ho potuto assaggiarne e berne, con grande soddisfazione, non solo l’annata attualmente in commercio, il 2011, bensì anche uno splendente 2009, dotato di una mineralità stupefacente, di una sapida petrosità, di uno scatto e di una purezza, di una verticalità e di un allungo da vino fuori misura e, udite udite, un incredibile 2004, dotato di un colore paglierino oro squillante, di un naso complesso ed intrigante, con note di noce moscata, agrumi, mandorla, pesca noce bellissime ed una freschezza e piacevolezza in bocca, gusto affilato, salato, vivo, nervoso, da lasciare letteralmente senza parole.
Se volete invece godervi un grande Müller Thurgau trentino, di montagna, nella sua completezza, allora puntate sul 2011, paglierino oro squillante luminoso, naso fragrante freschissimo, intensamente agrumato e floreale, con intriganti note di camomilla, noce moscata, miele, accenni di zafferano, pesca noce bianca, sapido e minerale, anche se in questa fase prevale ancora il frutto. Magnifica l’ampiezza, la succosità, la polpa in bocca, ma in una cornice di grande freschezza, di perfetto equilibrio, di agilità, innescata da una perfetta acidità, con una persistenza lunga e salata, una coda lunga ricca di nerbo che lascia la bocca perfettamente pulita e invita meravigliosamente al bere.
Un piccolo capolavoro, un’ennesima dimostrazione che per qualcuno, che non si rassegna alla logica triste e di piccolo cabotaggio dei vini senza particolari pretese, dei vini di massa da mega cantina cooperativa, Trentino può davvero, come recitava uno slogan pubblicitario di qualche anno fa, con fare rima con vino. Di grande qualità, di quelli che quando li bevi ti si accampano nella memoria.
